43fi LIBRO XVI, CAPO XII. incontrarono cariche (li biade; ed in seguito assistite dalle altre sopraggiunte a rinforzarle, moltiplicarono le prede, ed in fine presero porlo a Zara, ove i generali genovesi avevano ordine di trovarsi per consultare le operazioni del re di Ungheria. CAPO XII. I veneziani assaliti colla guerra da più parti, da per tutto si difendono e vi resistono. Quesle mosse dei genovesi cagionarono non lieve imbarazzo alla repubblica nostra, la quale a poco poco si vide assalila in più punti da feroci avversarli confederati tra loro. Incominciò il re di Ungheria a mendicare pretesti per romperla con lei, a nome altresì del Carrarese e (lei patriarca di Aquileja. Mandò pertanto un ambasciatore a Venezia ad esporre le sue querele su questi punti : — che nella guerra sostenuta col signore di Padova non era stato osservato il patto, che il pontefice romano fosse il giudice delle differenze insorte; che il re di Ungheria aveva speso in quella guerra molto denaro per assistere il Carrarese ; che il re aveva sofferto molti danni a cagione del divieto intimato dalla Signoria, che il sale da Pago, di appartenenza di sua maestà, passasse per li porli del dominio veneto. Il perchè domandava il risarcimento delle spese fatte in quella guerra ; il compenso dei danni fatti a quelli di Cat-taro e di Sebenico, sudditi ungheresi. Si doleva finalmente delle risposte date agli ambasciatori del re, senz’ averne riguardo alla dignità. Nel medesimo tempo che queste lagnanze faceva coi veneziani, concertava col signore di Padova circa il modo di regolare la guerra sul territorio della repubblica. Francesco da Carrara continuava tuttavia a fingere con essa ed a mostrarlesi amico. Ma non potè la finzione sua restare celata : il perché i veneziani licenziarono i messi da lui poco dianzi spedili e troncarono ogni comunicazione