332 LIBRO XVI, CAPO Vili. altrettanto ostinati a pretendere per prezzo della pace il rimanente della Dalmazia, quanto lo erano i veneziani a non cedere una parte così cara dei loro stati e che aveva costato alla repubblica tanto sangue e tanto denaro. Sp irata la tregua, il dì 9 di aprile si ricominciarono le ostilità dall’una parte e dall’altra con assai più di Fierezza che non si fosse fatto in addietro. Treviso ne fu il principale bersaglio : e sì fattamente, che il vescovo di quella città, non trovandovisi più sicuro, fuggì co’suoi canonici a Venezia, e venne a dimorare presso il pievano di san Paolo, ove anche morì nel luglio di questo medesimo anno. Egli era Àzzo de’ Maggi da Brescia (1). Coll’ inoltrarsi della stagione s’ingrossarono in Italia le truppe ungheresi, delle quali un nuovo corpo vi giunse nel mese di giugno. Questo diresse i suoi primi passi sopra il castello di Serravalle, e lo strinse da tutti i Iati per guisa, che la guarnigione di presidio, disperando ormai di qualunque soccorso, fu costretta a rendersi a condizioni discrete. Preso Serravalle, andarono gli ungheresi a tentare altrettanto su Castelfranco : ma il castello, forte naturalmente e per la grossezza delle mura e per la profondità delle fosse, non potè rimanere danneggiato nè dai mangani, nè dai trabucchi, nè da verun altro dei militari attrezzi, con clic fu tentato. Il presidio, che lo difendeva, pieno di coraggio e di valore, respinse intrepido tutti gli attacchi nemici per ben due mesi, sicché gli assalitori, dopo di avere posto in opera inutilmente ogni tentativo dal dì 20 luglio al 21 di settembre, furono costretti a ritirarvisi senza onore. Altrettanto, nel tempo stesso, avevano tentato contro Oderzo, Noale e Mestre ; ma similmente riuscirono infruttuosi i loro sforzi; perciocché la repubblica di Venezia aveva severissimamente scritto (2) ai podestà (ì) Ci fa sapere il Verci (luog. eie,)% u che il capitolo de' canonici trovandosi ■* senza capo presentò a papa Innocenzo •* una supplica per ottenere in pastore m della Chiesa Trivigiana Pietro da Buo- » no, soggetto di una santissima vita e di « costumi irreprensibili, e furono esau-w diti. « (a) Se ne ha il documento presso il Verci, nel toni. XIII, num. i5G5.