anno 1518. 217 Faliero. « Essi non considerarono, dice eruditamente lo Zanotto (1), • che il Faliero fu eletto doge 1’ 11 settembre 1351, c soccombeva » il 16 aprile dell’anno appresso, talché soli sette mesi e cinque » giorni durò; ed era quindi ridicolo il supporre, che in sì poco • spazio di tempo avessesi eretta quasi tutta una parte del palazzo, » respicienle il molo, della dagli scrittori architettata dal Calenda-» rio, ¡1 quale per soprappiìi moriva col Faliero dichiarato traditor > della patria. Quindi non sarà più da attribuirsi al solo Calenda-» rio la gloria per la invenzione architettonica dell’ esterno di que-» sto palazzo, e principalmente per quell’ angolo sorretto da una » sola colonna, al quale è affidala tulla la solidità dell’edilìzio, e tiene » sospesa la sala del Consiglio maggiore, nei di cui archi acuti pas-» sando il mite raggio di luna nella placida nolle, tanta induce ma-» raviglia e diletto nell’osservatore, da farlo rimaner mulo alla vista > di questa scena al tutto nuova in natura. Ciò diciamo, perchè ci » è nolo essere stato il Calendario, non solamente architetto, ma • eziandio uomo di mare, ed avere avuto obbligo di compiere cin- • que viaggi, e ciò per comandamento della Signoria, datato nel • 1550: viaggi, che non furono eseguili da lui, perchè obbligato » di unirsi nelle guerre al capitano delle truppe venete Marino Ruz-» zini. Notizia quasla, che rivela aversi tenuto il Calendario più • come architetto marittimo e meglio utile nelle opere di Marte che » in quelle di Pallade, almeno in quegli anni. » Dopo le quali parole, osserva eruditamente il dotto investigatore delle patrie memorie, essere stato bensi proto del palazzo ducale, o, come oggidì si direbbe, ingegnere, Nicolelto Calendario ; ma non averne incominciato 1’ uffizio se non dopo la morte dei proio Pietro Basegio, padre della moglie di lui : essere stato bensì proseguilo il lavoro della sala anche dopo la morie del detto Calendario; ma essersene compiuta la fabbrica avanli il 1123, ed avere perciò errato chi la disse durata sino a quell’ anno. Al quale (i) Nell’opera municipale Venezia eie tue lagune, pag. 343 della li pari. Jel voi. II. VOL. IV. 28