5l2 i.nmo xiii, capo ni. » ¡scordavano 1 origine loro. Le due parli si univano nel disamare » la nobiltà imperante, e quando a’ consigli loro presiedeva il pode- • »là, nobile veneziano, e quando dovevano corteggiare il podestà, » sentivano il peso d’ essere inferiori. Questi disamori ebbero gran » torlo i nobili veneziani di alimentare col trattamento contegnoso > e col mostrare chiaramente che leneano come sudditi i nobili » provinciali e preferivano ad essi il popolo soggetto. Che se, come • abbiamo dello, avessero a mano a mano assunto i nobili sudditi > alla dignità di nobili dominanti, se avessero operata una fusione • ragionevole, non sarebbero stali disamati, nè gli avrebbero veduti > conienti della distruzione della repubblica. > Né già soltanto contenti ; doveva aggiungere impegnati a cooperarvi. Perchè sappiamo dagli autentici documenti, i quali, quando ne verrà il tempo, dovrò porre alla luce, che i vicentini particolarmente e i padovani e i trivigiani, nel declinare dello scorso secolo, stimolarono 1' usurpatore d’Italia ad impadronirsi delle loro città ed a tentare il rovesciamento della veneziana repubblica. E noi medesimi, pochi mesi or sono, abbiamo pur avuto prove troppo funeste del disamore dei nobili di quelle provineic verso la nostra rigenerata repubblica. Ma come a questa fosse inveee affezionalo il popolo delle varie provincie dell’ Italia, e come particolarmente lo fossero i bergamaschi, i bresciani, i veronesi, ne fecero prova i generosi sforzi di loro negli ultimi suoi momenti. Ho detto fin qui della condizione dei popoli sudditi della repubblica in Italia; resta che ne dica di quelli delle provincie istriane e dalmate sino alle isole Jonie. Furono conservati a lutti le nazionali magistrature; la nobiltà loro propria rimase intalta. Non avevano leggi municipali : perciò furono loro applicale le veneziane : fu concesso da per tutto il libero esercizio del proprio cullo: non ebbero imposizioni, non tributi : erano in somma trattati con sì affettuoso governo, ch’eglino, benché rivoltosi da prima, ne divennero in seguito i più animosi e leali difenditori. Del che furono prova evidentissima, sopra qualunque altra, le lagrime con cui piansero l’eccidio