ktììw> 1359. 3f»b ha così (1): « Et amando li detti nel cammin fonno presi nel di-» strello del doxe de Ilorlichi da uno castellan et vituperosamente » mandadi in uno castello. • E narrandone, nella seguente pagina, la liberazione, soggiunge : • Del 13G1 adi 13 settembre vcuu<- a > Venezia con licentia del comuu cl doxe di Ilorlichi con li doi » ambassadori veneziani, li quali fonno presi su cl sup distretto. > Dopo tutte queste solenni testimonianze, che certamente sono chiarissime e non ammettono repliche, che cosa potrebbe dire in contrario, colla sua magistrale franchezza il traduttore della storia del Darù, censore inconsiderato delle parole degli storici nostri ? Veda quante repliche abbia ammesso la mal fondata asserzione e di lui e del Daru e del Laugier, da cui quell’ inesatto racconto aveva copialo il Darù ! Eppure io non ne ho detto abbastanza, ned ho per anco portato la testimonianza più decisiva contro i suddetti deformalori della nostra storia e contro le supposizioni c le con-ghietture dell’ erudito d’ altronde e chiaro annalista recente (2). Mi resta da portare, ad illustrazione di questo fatto, 1’ autorità del cronista Nicolò Trivisan, scrittore contemporaneo, e del cronista Gian Giacomo Caroldo, il quale essendo secretano del Consiglio potè a suo bel agio lavorare la preziosa sua cronaca sopra i documenti diplomatici della repubblica ; e le parole dell’ uno e dell’ altro manifestano senza ambiguità e l’autore dell’arresto dei due ambasciatori veneziani, e i motivi di esso, e la parte che n’ebbe il duca d’Austria, e le pratiche del governo per liberarli, c il fdo in somma e il progresso di tutto questo avvenimento. 11 Trevisan (3) (i) Co