anno 1357. 553 ed ai rettori di quei luoghi che si guardassero, sotto pena di morte, dall’ arrendersi per qual si fosse mai caso ai nemici, ma difendessero sino all’ultimo sangue i paesi, eh’erano stali loro affidati. Gli ungheresi, vedendo inutili tulli questi sforzi, azzardarono di spingere le loro truppe sino alle nostre lagune, e di predarvi tutte le barche, che venivano o che andavano da Venezia ; cosicché fu d’uopo interromperne la navigazione, e chiudere di palafitte l’ingresso di tutti i canali, che vi avevano comunicazione. CAPO IX. Guerra nella Dalmazia: perdila di Zara Più funeste riuscivano ai veneziani le molestie, che sostenevano da questa medesima nazione nei loro possedimenti della Dalmazia; quasi che i tanti danni che soffrivano nel territorio trivi-giano non fossero stati abbastanza. Colà il re d’ Ungheria combatteva con forze assai più numerose, alle quali la repubblica non era in grado di contrapporne di uguali. Più che altrove, gli sforzi degli ungheresi erano diretti conlro Zara, perché la capitale della provincia e perchè città sopra tulle le altre la più ragguardevole. L’assedio ne fu ferocissimo : il Carrarese signore di Padova vi cooperava anch’egli coll’ avervi mandato un immenso corpo di truppe ad ingrossare 1’ esercito del re. Nè in quel frallempo trascurarono i veneziani ogni maniera di componimento per ollenere la pace. Entrarono di bel nuovo in trattative ed esibivano denari assai e la cessione di varie città della Dalmazia, tra cui Spalalro e Traù. Ma sempre indarno, perché Lodovico voleva sua tutta intiera quella provincia. Traù infrattanto e Spalalro, intese le disposizioni dei veneziani di cedere le loro città agli ungheresi, non vollero aspettare la conclusione del trattato, e, pria di saperne l’esito, si diedero spontaneamente al re,