anso 1337. Ili Scala, e in ogni luogo di Padova furono innalzale le insegne di san Marco per Venezia, del giglio per Fiorenza, e del carro per la signoria Carrarese. Da questo fallo ebbe l'ultimo crollo la potenza degli Scaligeri, tuttoché un qualche altro castello del territorio padovano fosse rimasto in loro potere. Più forte di lutti lo era quello di Monsclice, a cui volse ben tosto le sue mire lutto 1’ esercito della lega. Ma qui trovò la morte Pietro de’ Rossi, forilo nel fianco da una corta lancia manesca ; e pochi giorni dopo mori di malattia anche suo fratello Marsilio : furono sepolti entrambi in Padova nella chiesa di santo Antonio. Alla doppia perdila dolorosissima ripararono in qualche modo i veneziani, sostituendo a loro nel comando supremo delle truppe un terzo fratello dei due defunti, Rolando de’ Rossi, uomo valoroso aneli’ egli non meno di quelli e capitano allora della guerra dei fiorentini. Si pensò anche ad Alberto della Scala, che stava in Padova prigioniero dei Carraresi. Marsilio venne a Venezia, circa la metà dell’ agosto, per concertare sul modo di regolarsene ; e fu deliberato, che lo si spedisse a Venezia, ove il doge e la signoria se ne sarebbero preso pensiero. Vi giunse addi 27 del mese; e presen-tollo al doge, per commissione di Marsilio, Tartaro da Lendinara. Gettossr il principe prigioniero ai piedi del Dandolo per implorare con dirottissimo pianto la vita; a cui rispose'il doge, che la liberazione di lui dipendeva da Mastino. Intanto fu accolto nel palazzo ducale, « e perchè meno aspra e pesante gli potesse riuscire la » prigionia, dice il Verci, sulla testimonianza del cronista piaccn- * fino, gli fu conceduto un buffone, che lo divertisse alla mensa, e » serventi e falconi e sparvieri e cani e scimic ed uccelli che can-» tasserò, e tuttociò che avesse potuto scemargli la tristezza e lai » noia. » Ma non per anco T orgoglio di Mastino umiliossi : i suoi danni divenivano di giorno in giorno più gravi. Egli aveva ormai perduto e Fellre e Belluno e il Cadorre e Brescia e persino alcuni 1 «roghi del territorio veronese, ed era già iu procinto di perdere