?»28 LIBRO XVI, CAPO X. da farsi, e intanto se ne stessero rimpiattali e quieti. Poscia egli si avanzò francamente ad assalire di fronte i nemici; ed impegnata clic fu la zuffa, uscirono quelli ai fianchi e alle spalle a prenderli in mezzo. 11 combattimento fu terribile; la vittoria fu dei veneziani. Carlo Zeno vi rimase ferito da una freccia in una gamba. Era già il terzo giorno quando i nemici, incitati dalla vergogna e dal danno sofferto il di innanzi, uscirono più fieramente e con maggiore impelo alla battaglia. Ma i veneziani avevano piantato sulle torri molti pezzi di artiglieria, da’ cui colpi furono tormentati si fallamente i nemici, che non poterono più trattenervisi da vicino c si dovettero ritirare. Il combattimento fu tuttavia lungo ed ostinato : in esso lo Zeno rimase ferito una seconda e una terza volta ; pria in una mano e poscia in un ginocchio. Alla fine i nemici, trovandosi di non poter insistere di vantaggio, abbandonarono Tenedo, che rimase quindi nella libera potestà dei veneziani. Non perciò l’imperatore Calojanni usci dalla torre di Amena : vi fuggi soltanto qualche mese dipoi, per opera di alcuni veneziani, i quali ajulali da un monaco greco poterono sedurre le guardie, che ve lo custodivano. Uscito di là rifugiossi presso il sultano Aniurat, di cui ottenne la protezione a prezzo di cedergli Filadelfia di Lidia, unica città che all’ impero d’ Oriente rimanesse di là del Bosforo. Andronico allora non polè più oltre resistere alla forza del mussulmano signore, e fu costretto a restituire al padre la capitale usurpata. CAPO X. Disgusti tra i genovesi e i veneziani in Cipw. Altra occasione di discordie tra i veneziani e i genovesi erasi presentata qualche anno avanti, ed andava rendendo sempre più grave lo stato delle cose e più pericolosa e funesta 1 imminente rottura. Era usanza dei re di Cipro, che dopo di essersi fatti