M6 I.IBRO XVI, CAPO II. novelli e ad investigazioni più diligenti. Oltreché i gentiluomini ebbero licenza di munirsi di armi anche nelle pubbliche radunanze, furono poste custodie a tulli i canali, che dal padovano portavano alla laguna, e le strade stesse della cillà furono pattugliate la notte, per timore non si avvelenassero le acque dei pubblici pozzi, siccome dicevasi allora essere intenzione del Carrarese ( I ). CAPO II. Il re di Ungheria prende a proteggere il Carrarese. Francesco signore di Padova accorgendosi, che male si accingerebbe ad una guerra contro i veneziani senza I’ appoggio di varii e possenti aiutatori, aveva invialo al re di Ungheria*due ambasciatori, Francesco di Lione e Bonifacio Lovo. Questi ritornarono in Italia con due ambasciatori del re diretti alla repubblica di Venezia, e con ottocento cavalli in sussidio del Carrarese. 1 due ambasciatori di quel re erano incaricati d’ investigare le intenzioni dei veneziani verso il signore di Padova ; ed ebbero in risposta, essere fermo volere della repubblica di non deporre le armi finché Francesco non fosse scaccialo dal suo dominio, ed essere intima persuazione della medesima, che il re di Ungheria non vi prenderebbe parie veruna ; a lui anzi avrebb’ ella perciò inviato apposita ambascicria. E nel mentre appunto, che gli ambasciatori padovani stavano presso a quel principe per indurlo a proteggere il (i) Al proposilo di questa voce, che •«artifizio dei governanti, acciò la diffusa correva allora nel popolo; non appoggiata * opinione d’ una colposi largamente dan-per altro a verun lodevole fondamento ; * nosa aizzasse gli odii del popolo contro così la discorre il Cittadella, continuando- ™ il signore padovano. Certo non bisognane a parlare dopo di averla accennata: «vano finte accuse contro Francesco per u. sebbene io creda, che la difficoltà dello * attirargli il veneziano rancore; che ogui « attenlato dovesse rimoverne Francesco « atto dì ambizione può forse comportarsi « fin dal pensiero e che più presto quella w ad un principe, quando P altezza dell'a-« voce fosse o una delle consuete esagera- v> nimo suo pareggia quella dei desiderii n zioni del popolo quando si leva a nar- * e dei mezzi, ma V assassinioè viltà, dun-•» ratore di qualche gran fatto, o meglio un « que sprezzabile e in tutto. ■»