ANNO 1554. 257 CAPO XXII. Disfatta della flotta veneziana : pace coi genovesi. La morie del doge di Venezia non ne aveva inlerrolto il progresso : nè la morie del Visconti, benché avesse fallo cangiare lo aspello delle condizioni politiche dell Italia, aveva per anco fatto deporre le armi alle due repubbliche rivali. Nelle divisioni del territorio posseduto dall’ arcivescovo, i tre nipoti di lui conservarono ¡11 comune la sovranità di Genova e di Milano. La guerra adunque continuava tuttavia a nome ed a spese di loro. Il Pisani e il Doria, che da più anni mantenevano bilanciate le sorti di Venezia e di Genova, percorrevano le acque della Sicilia senz’avere occasione di potersi affrontare. S’incaloriva intanto la guerra con reciproche ostilità, nel mentre clic si maneggiavano pratiche di accordo. Il Pisani, per dare un poco di riposo alle sue ciurme e per riparare le sue galere, aveva dalo fondo nel porto della Sapienza, dello anche Porlo lungo, ¡soletta alla punta della Morea (1). Quel porlo profondissimo aveva un ingresso assai largo, cui lo slesso Pisani volle custodito da venti galere e da sei grosse navi, nel mentre che il resto della sua flotta slava ricoverato nell’ interno, sotto il comando del suo luogotenente Pietro Morosini. Usciva allora appunto dall’ Arcipelago il Doria, per ritornarsene a Genova, ove il governo avevaio richiamato. Fu avvisalo dai suoi legni di esplorazione, essere la flotta veneziana nel porto della Sapienza. Egli perciò presenlossi all’ ingresso della rada, e incominciò a provocarla a battaglia. Il Pisani pensò non curarsene dell’ invito, per non essere costretto a combattere in un luogo, ove (i) Non so intendere perchè il Tentori già in Modone, ossia in Morea. Accon- abbia rimproverato il Sancii, circa il nome sente il dotto spagnuolo, essersi ricoverato d* questo porto, quasiché lo si dovesse il Pisani in Porto longo: come dunque riputare nei mari della Sicilia, e non non in Morea ? vol. iv. 33