564 LIBRO XV, CAPO XIV. della parte presa in maggior Consiglio; furono stabiliti depositari i procuratori di san Marco, giacché il Petrarca nella sua cedola dichiarava di volerne erede san Marco; ma non si ha poi traccia veruna, che a loro siano stali consegnati, né si sa con certezza ov’eglino, seppur gli hanno ricevuti, li collocassero. Sembra verisimile, che li ponessero in una piccola stanza, contigua ai quattro cavalli di bronzo, che adornano la basilica Marciana; ove anche solcvansi custodire le scritture appartenenti alle commessane dei procuratori. Colà, se pur vi furono veramente collocati, rimasero senzachò a nessuno venisse in capo giammai di farne ricerca. Soltanto, circa il 1635, se ne die’pensiero Jacopo Filippo Toma-sino padovano, il quale slava illustrando la vita e le opere del Petrarca, e potè avere indizio da Benedetto Cappello, nobile veneziano, che in quella stanza esistessero. Dietro a siffatto indizio, il Tomasino indusse i procuratori de supra, Francesco Morosini, Francesco Molino e Giovanni Nani, ai quali spellava la cura dei libri colà custoditi, ad isliluire diligenti indagini perchè fossero tolti dalla polvere e dall’ obblio, in cui sino allora erano rimasti sepolti. Per deputazione del senato li visitò il dotto abate benedettino cassinese Fortunato Olmo, celebre fra i letterati de' giorni suoi : ma non vi trovò che guasto. Tutlavolla ne fece un indice, che dal Tomasino fu dato in luce nel suo Petrarcha redivivus ({): è dubbio poi, se tra quelli ve n’ era un solo, che avesse appartenuto al Petrarca. In tulio non erano che diciassette; tra cui varii liturgici ed ecclesiastici ; cosicché non è poi inverisimile, che, essendo in un ripostiglio di proprietà della chiesa, fossero libri appai lenenti ad essa; secondo l’antica usanza, che vediamo sino al giorno d’ oggi continuala in parecchie cattedrali., di avere una libreria di leggendari, messali, rituali, ecc., ecc. frammisti ad altri manoscritti di profano argomento. Continuarono quei codici a rimanere in quella stanza sino all’anno 1739, allorché per ordine del (i) Pag. 85.