”76 LIBRO XV, CAPO XV. Dal numero di questi erano siati tratti, oltre al duca i dieci consiglieri, che poco addietro ho nominalo. 1 quali lutti, per 1’ influenza che avevano in ogni angolo dell’ isola, si erano formato numerosissimo esercito di proseliti, ed avevano fermato tra loro un patto, che sarebbe punito di morte chiunque avesse parlalo di pace e di ritorno alla soggezione della repubblica. In mezzo ai quali sollevamenti, larofò una controrivoluzione a proprio favore il suddetto Giovanni Calergi Milelo, col proposito di farsi sovrano dell’ isola. Egli con questa intenzione « an- • dò, scrive il Sanudo, al casale d’ Andrea Cornaro a Mopsila, e » quello ammazzò. Poi al casale Pulea fece il simile di Gabrielo » Veniero, e nel casale Melissa di Marino e di Lorenzo Pasqualigo. » nel casale Pestria di Lorenzo Grilli, et demnm a’ casali di Zana- > chi Giustiniani, di Lunardo Abramo e di molt’altri. E tutti questi • ammazzarono, i quali non erano della ribellione. E poi nel loro • consiglio de’savi determinarono, che tutti i greci, che trovavano » veneziani sopra la detta isola, li dovessero far morire, altramente » sarebbono da loro puniti. Questa fece il detto Calergi, e mandò » gente per ammazzare etiam il prefato Marino Gradenigo duca. • II quale inteso, che tanti veneziani nell' isola, d’ordine del prefa-» lo Calergi, erano stati fatti morire, dubitando di la», non volle » fare altra mossa. Solum lo fece prendere e buttarlo giù dal palaz-» zo, sicché egli morì. • Lo scompiglio, causato da siffatti movimenti tumultuosi del Calergi, aveva prodotto intanto sull’ animo del duca Marino Gradenigo una impressione sì viva, ch’egli ormai propendeva alia riconciliazione colla repubblica. Ma non vi acconsentirono i colleghi: i quali anzi, fermi nelle intraprese risoluzioni, gli tolsero la vita, elessero un altro duca, e deliberarono per eccesso di disperazione di darsi in braccio ai genovesi. Si trovava in Candia a que’ giorni per avventura il vescovo di Corone, Giorgio da Molino : ed entrato in cognizione di lulte le mosse degl’ insorti, spedì un corriere a Venezia per informare il senato, acciocché se ne potessero con