118 LIBRO XIII, CAPO XV. » palesalo il maneggio ad Ubertino, o spinto dal timore di essere » scoperto, o dalla speranza di qualche premio maggiore. Ubertino » scrisse al doge, e di consentimento di tutti fu levalo dall'esercito, > eh’ era ancora presso a Bassauo, un corpo di trecento cavalli, » aggiungendone altrettanti Ubertino, e spedito secretamente a Mon-» lagnana. Il disegno era di giungervi la »olle dc’28 di settembre, » poiché in quella nolle appunto erasi slabililo, che le genti Scali-» gere appressar si dovessero alla terra. Quantunque la pioggia » fosse siala dirotta in tutta la notte, pure allo spuntare del giorno » comparvero le genti secondo il concertalo. Uscirono allora dal-» 1’ agguato i veneti e i padovani, e con tanto impeto diedero ad-» dosso agl’ incauti nemici, che li ruppero facilmente e li misero » in fuga. Furon presi in quell’ iuconlro, oltre a’ morti e a' feriti, » che furon molti, Guidone Riccio, Giberto, Simone, Bertolino, » Amadeo tutti da Fogliano, i quali andarono tutti, eccettualo Gi- * berlo, a far compagnia ad Alberto della Scala nelle prigioni della » Quaraulia nel palazzo ducale; e’1 prigioniero Scaligero diede » ordine che fossero a sue spese nobilmente trattali. Giberto, sic->• come colui che era stalo preso dalle genti di Uberiino, fu conse-» gnalo a questo principe, il quale in una gabbia di legno lo fece » racchiudere e strettamente custodire (1). » E di qua passando a fare alcune considerazioni sulla durezza di una tal pena, cosi prosegue : « Non adducono gli storici alcun motivo di un trattamento » cosi rigoroso contro il naturai carattere del principe padovano ; » ma ricordandomi che Giberto era stato prigioniero ancora in » questa guerra e poscia cambiato con Gerardo Caminese, io so-» spello, che nel cambio possavi essere stata apposta la condizione, » come usavasi in que' tempi (2), di non dover più prender l'armi » contro i padovani e i veneziani durante la guerra. Era duiique » conveniente che Giberio preso in contraffazione di sua parola, » pagasse il fio del suo spergiuro. » (i) Cortus. Histor., lib. VJL, cap. i5 ; Jacopo piacentino, n«!la cronaca. (a) E come anche al giorno d'oggi si usa.