anno 1379. 489 agilasse il mare di troppo ; sicché nel mentre la Bichignona per la sua ingente mole non ne temeva i pericoli, le sottili e snelle galere dello Zeno avevano a lottarvi non poco : ma vincendo quelli coll’ arte, seguilo un giorno e una notte la nave, clie voleva fare sua preda. Lo favorì alfine tutto ad un trailo la bonaccia, che allo spuntare del dì seguente, fece placido il mare c diede posa ad ogni soffio di vento. E così, cangiata tulio ad un trailo la sorte, i genovesi, che la loro salvezza avevano posto nella fuga, sì videro già già in mano degli avversari; e i veneziani, che ne avevano poco meno che perduta la speranza, si rallegrarono della certezza di avere in breve nel poter loro la preda. La Bichignona, immobile come uno scoglio in mezzo al mare, fu circondata losto dalle galere del veneziano generale. Non rimase allora ai genovesi allro rifugio, che nelle armi. Carlo arringò quindi i soldati c gli animò al combattimento. Si appiccò tosto la zuffa. I veneziani danno con franchezza 1’ assalto, né i genovesi vi resistono con minore coraggio. Combatlesi dall' una parte e dall’ altra con dardi, frcc-cie, parligiane e con ogni sorla di arme : se non che più veementi riuscivano i colpi, eh’ erano scagliali dalla nave, perciocché venivano da luogo più elevato. Tultavolta il valore dei veneziani e la destrezza nel maneggiare le loro galere, superavano quella disparità. Nel furor della mischia, una freccia feri lo Zeno in un piede, e poco dòpo Io colse un’ allra nell’ occhio sinistro : c sebbene foss’ egli mal concio assai per queste due ferite quasi mortali, nondimeno egli fu di tanto animo e di tanta fortezza da non abbandonar mai l'incomincialo combattimento. I soldati, accesi di rabbia e di furore per quel danno recato al loro capitano, fecero tanto impeto contro i nemici, che in breve s’ impadronirono della nave, tuttoché piena di tanti militi valorosi. Carlo ne donò tulio il bottino ai remiganti e ai soldati : remurchiò la nave sino a Rodi, ed ivi abbruciolla. Compiuta la quale impresa, navigò con grande celerilà, senza mai fermarsi né giorno né nolle, sicché in pochi di, malgrado la