anno 1329. 67 dalla scomunica ai veneziani, nel mentre clic il papa sedeva a mensa co’ suoi prelati colà in Avignone. Ella è questa una favola, inventala da coloro, che da tutte le più piccole cose trassero motivo «li ridurre a romanzo la storia nostra : ho notato succintamente, quando parlai di quella riconciliazione (1), esservi stati nella sua famiglia altri, che prima di lui avevano quel soprannome. E ciò pur basterebbe a convincere di falsità chi ne derivò 1’ origine dal sognato suo avvilimento. Ma perchè non si creda, che io senza verun appoggio lo abbia affermato, o che per mero capriccio od a caso abbia preferito all’ autorità di molti storici, che narrarono quella favola, l’autorità dei meno, che la negarono, voglio qui portare incontrastabili prove, a cui non fia possibile resistere. Lascierò da parte la testimonianza del de Monacis e di qualche altro scrittore, che, senza dirne il motivo, assolutamente la negarono (2): mi limiterò al solo Marco Foscarini, eruditissimo e diligentissimo investigatore cd indicatore delle più sicure fonti di patria storia, il quale, nel suo libro III della letteratura veneziana (3), cosi vi si prepara a parlarne, esponendo da prima il suo giudizio circa il francese Giovanni Modino, inesatto raccoglitore di cose nostre. Nominando adunque il Bodino, lo dice : • Uomo a dovizia fornito di cognizioni scien-» tifiche, non meno che di scelta letteratura, colla quale infiorando » le sue dottrine, consegui a tempo suo i primi onori nella materia » politica (U). Ciò non ostante non v’ ha genere di sbaglio, in cui » egli non cada miseramente : adotta pareri fantastici e contrarii » all'autorità di tulli gli Annali; racconta falli non veri, sJ imma- • gina come osservali all’età sua certi ordini che non furono istituiti (i) Ved. nella pag. 3a3 e seg. del rol.Ui. (4) Sebbene il F oscarini gli dia questa (a) De Monacis, Chron. de reb. t'en., lode, fa avvertire per altro, in annotazione, lib. XV. u Franciscns Dandulo dictus Ca- che * Nicolò Crasso, nelle note al Conta-j » nis, quod cognomen esortimi fui! a quo- r> rini e al Giannotti, confutò dottamente « » dani de stirpe suae prolis et non ut fert ciò eh’ egli, nella sua opera : Joannis Bo- , » vulgus, a legatione hablta ad summum dini Andegavensis de Republica libri I - pnntificem prò face Ferrariae. - tex, aveva detto dierroneo circa la repub- (3) Padova 175», voi. I, pag. 335 bfica di Venezia.