anno 1350. 237 Venezia, formarono un’ armata di venlinove (i) galere. N’ ebbe il comando Marco Ruzzini. Venne ad unirsi colle sue sei galere, che comandava a Ragusi, anche Marco Morosini, capitano generale del golfo ; e così tutte di concerto si posero alla vela per incontrare una divisione navale dei genovesi, che sapevasi essere partita alla volta del Bosforo. Parve, che il cielo secondasse colle sue influenze la spedizione dei veneziani, perciocché, una burrasca, levatasi a un tratto nelle acque di Negroponte, li costrinse a prender porto a Carisio, ove stavano ancorate quattordici galere genovesi, cariche, oltreché di ricche merci, di munizioni e di truppe destinate a rinforzare la guarnigione di Pera, su cui presumevano i genovesi, e non a torto, che si sarebbero diretti i primi sforzi delle armi veneziane. Lieti di così propizia ventura, i nostri si diressero a vele spiegate contro la flotta nemica, la quale nel fondo della baja, accortasi del pericolo, preparavasi ad affrontare lo scontro. B capitano Ruzzini sfilò lungo la baja le sue galere, sicché non rimanesse altro scampo alle assalile navi nemiche, fuorché un tratto d’acqua dalla parte della spiaggia, ove i molli scogli di que’ bassi fondi rendevano loro pericolosa di troppo la fuga. Né contenlossi di avere avviluppato per siffatta guisa il nemico: fece sbarcare alcune truppe, le quali presero posto dietro alle navi genovesi, e cominciarono a molestarle alle spalle con micidiali projettili, nel mentre che la flotta le attaccava di fronte. La zuffa allora diventò inevitabile. I veneziani la incominciarono con quell’ ardore, cui può ispirare la sicurezza della vittoria, avyalorata dalla superiorità delle forze : i genovesi con tanto più di rabbia vi s’impegnarono, quanto più grave conoscevano la difficoltà della difesa. Per qualche tempo sostennero con eroica intrepidezza l’impeto dei colpi ferocissimi, che dalla terra e dal mare rovesciavano su di loro i veneziani : ma finalmente, non più potendo resistere sotto un diluviare di freccie, (i) Secondo altre cronache, sommarono tacinque, ri computarono certamente an-» trentaciuque ; secondo altre, a quaranta che le sei comandale dal capitano Marco jalere: ma le cronache, che le dissero tren- Morosini.