ANNO 1355. 311 armalo a casa dell’ barello non potè sfuggire dalla condanna di un anno di prigione; ed a maggior pena sarebbe sialo certamente condannalo, se fosse stato provato a pieno, ch’egli sapesse del tradimento. Solennissima poi si manifesta la maligna slealtà del menzognero storico de' Consiglio dei dieci, nell’ avere taciuto avvertita-mente ciò che dal Sanudo stesso gli è fatto palese, sul proposito di quelli eh’ erano risultali veramente innocenti, dei quali ho fatlo menzione aneli’ io poco dianzi colle parole del cronista Trevisan. Or perché dei condannati ha voluto egli narrare e non similmente degli assolti? Non per altro, cred’ io; e lo può credere chiunque legga quelle sue pagine ; se non per porre in discredilo e rendere vituperevole e odiosa la magislratura, eh’ e il protagonista del suo deforme e vergognoso lavoro. Ma se costui non polé leggere nel-P inedita cronaca del Trevisan, né in verun’altra delle auliche, la onorevole testimonianza, che quelle ci conservarono, della scrupolosissima equità dei decemviri, nella giudicatura di quanti ebbero mano in coleslo affare; poteva leggerla almeno nel Sanudo, il quale scrisse (1) : ■ E altri presi furono lasciali, perché sentirono » il fatto, ma non vi furono, lai che fu dato loro ad intendere per » questi capi, che venissero coll’ arme, per prendere alcuni mal-» fattori in servigio dell» Signoria, né altro sapeano. Fu ancora li-» berato Nicoletlo Alberto, il Gardiaga, e Bartolomeo Ciriuola (2) » e suo figliuolo e molti altri, che non erano in colpa. » CAPO IV. Condanna del doge Marino Faliero. Ho voluto lenere unito il filo del discorso, che apparteneva al processo dei complici : perciò non ho narralo il giudizio, che i decemviri pronunziarono contro il doge traditore. Egli non negò il (i) Edii. ilei Muratori, Jler. hai. (a) 11 Treviian lo dice Gitiola; la ra-Script., »ora. XXII, Mediolani i?33, rieù potrebbe essere effetto d'inesattezza pag. 63^. dei cronijli.