258 LIBRO XIV, CAPO XXII. non avrebbe potuto schierare i suoi navigli : ma 1’ audacia dei genovesi non gli permise di sottrarsene. All’ indomani, eli’ era il dì 1 novembre, Giovanni Doria, nipote dell’ ammiraglio e suo luogotenente, afforzando con vele e con remi, s’avanza rapidamente colla sua galera, e passa tra la costa e 1’ estremo vascello dei veneziani. Subito egli è seguitato da altre dodici : sicché le tredici galere entrate nella baja, corrono verso l’interno del porlo ad assalire la squadra del Morosini, nel mentre che il resto della flotta genovese attacca di fronte la (ila del Pisani. Le galere del Morosini non erano preparate a battaglia; alcune sguernite; parte dello equipaggio a terra: e questo improvviso assalto, vi sparse il disordine e lo spavento. Perciò, quanto fu temeraria la mossa del Doria, tanto ne fu facile la vittoria. I genovesi, ferocemente infuriando, « gridavano: Alla morte, poiratj/ia: e molti dei nostri si gettarono » in acqua credendo di scampare, et si annegarono (1). » S’impossessarono così di tutti i legni del Morosini, e vi appiccarono il fuoco; e dopo vennero ad attaccare al di dietro la linea del Pisani, la quale era alle prese col resto della flotta nemica. La sconfitta dei veneziani fu totale. Quattromila uomini perirono nel combattimento, cinquemila ne caddero prigionieri. Con questi e con trenta galere predate, entrò il Doria trionfalmente nel porto di Genova. Scrivono alcuni storici, e lo dicono anche alcune cronache, che tra i prigionieri fosse anche il temuto Pisani (2): molti altri dicono invece, ch’egli, colla sua sola capitana, si potesse salvare. Nel che ho la testimonianza della riputatissima cronaca di Marco Barbaro, alle cui parole acconsentono altri cronisti altresì (3). «Fra » questo tempo, egli dice, alli quattro Novembrio da' Genovesi in ■ Porto lungo fu presa la nostra armata, qual era di Galie trentalrc, » nave grosse tre, e venti griparie. Scapolò mess. Nicolò Pisani il » capitanio generale con il stendardo et circa mille cinquecento (t) Marin Satinilo, fite dei dogi. (3) Vi acconsente anche il dotto Ten- ta) Darò, lib. Vili. num. XX.I; Giaco- tori, nella sua Stor. civ. poi. ed eccL-di mo Diedo ed altri. Vencap. 11. § VI.