276 LIBRO XIV, CAPO XXV. discrepanza di quelle, moltiplicilà eziandio e discrepanza di opinioni su varii punti dell’ esagerala narrazione. Che lo Sleno abbia forse potuto avervi una qualche parte, Io si potrebbe in qualche modo conghictturare dalla mancanza delle pagine relative a quel tempo, nel registro della Quarantia (1); ma non posso poi persuadermi, ch’egli fosse di età così giovanile, come vorrebbero farcelo credere i romanzeschi favoleggiatori, che travisarono la nostra storia. S’cgli era uno dei capi della Quarantia criminale, non poteva essere di età sì fresca nè di contegno così leggero da commettere in pubblico, malgrado la gravità dei veneziani magistrati, sconcezze sì enormi da farsi cacciar fuori dalle sale di un solenne festino. Egli, cinque anni addietro, era stato inviato dalla repubblica suo ambasciatore al re Pietro di Aragona, per concertare la già narrata alleanza (2) contro i genovesi ; nè ad imberbe giovinetto solevano i veneziani affidare una ambasceria di stalo : meno giovine adunque ce lo dee far conoscere questa circostanza di già un quinquennio ; sicché non me lo saprei immaginare più giovine di un trenta o trentacinque anni : età fresca bensì, ma virile (3). Se ne sfrondi adunque il racconto e lo si spogli delle tante favolose esagerazioni posteriormente introdotte, e rimanga il fatto nella sua naturale semplicità, quale ce lo narrano gli antichi cronisti, e il giudizioso lettore se ne potrà formare più esatta e precisa idea, e saprà facilmente conoscere la fallacia delle esagerazioni da un lato e l’insussistenza delle censure dall’ altro ; e da (1) L’ ho notato nella pag. 271. * (2) Ved. pag. 2/jo. (3) Nulla dico delle sciocchezze, delle ridicolezze, delle favolose circostanze, con cui si fece largo (pag. 77, 78, 79) F arrogante censore della turba degii scrittori, la quale u si è sempre ostinata a ripetere la » panzana della fantesca, avvalorata anche y* dal Sanudo (Stor. del Consiglio dei X; Torino 1847).** La sua sprezzante temerità. per cui tutte le fonti più pure della nostra storia nazionale sono rimpetto a lui un impasto di panzane e di strani errori, basta ad assicurare pienamente chiunque sia awezzo agli studii gravi e diffìcili, non doversi fare di tutta la sua Storia miglior conto di quello che si farebbe di un ciabattino che volesse parlare di medicina, oppure di un pizzicagnolo che volesse dettar lezioni di astronomia.