188 LIBRO XIV, CAPO VII. ricordare il libro curioso e di sufficiente bontà intrinseca, che ne scrisse in sul principio del secolo XIV, il vescovo di Veglia, già cancelliere ducale e pievano di san Pantaleone, Jacopo Bertaldo. Egr. lo intitolò : Splender venetorum consuetudinum cmtatis, e vi raccolse con diligenza e vi distribuì con bell’ ordine e vi narrò con chiarezza le consuetudini della città di Rialto in argomenti civili. Dice 1’ autore nel suo prologo, che il diritto scritto degli statuti prevale per dignità e per vigore al diritto non scritto delle consuetudini ; ma che questo prevale per utilità, perchè dalle consuetudini deriva la luce, che rischiara l’intendimento degli statuti, i quali senza siffatto ajuto ben si possono leggere, ma non intendere. Osserva, che le consuetudini esercitano il loro potere sopra minore spazio di territorio, gli statuti sopra maggiore : perciò gli statuti veneti hanno vigore da Grado a Cavarzere; le consuetudini ribaltine sono circoscritte alla sola città di Rialto (1). A correggere dunque, coni' io diceva poco dianzi, e ad accrescere il codice delle leggi veneziane, pose mano il valente doge Andrea Dandolo, e ne pubblicò una compilazione in seguito a quella del suo antecessore Jacopo Tiepolo, e nominolla perciò libro sesto dello statuto veneziano. Di questa interessante raccolta non devo astenermi dal dare una qualche idea ; acciocché sia palese la saggezza della repubblica di Venezia in provvedere a tutti i varii articoli sì di amministrativa che di distributiva giustizia. E poiché il libro di questa compilazione fu diviso in tre parli, così aneli’ io sotto (1) Di quest'opera curiosissima esiste foro, vi si dichiara scrittore del libro nel nella nostra biblioteca Marciana una copia tempo ch’era doge Marino Zorzi. D’altron- tratta, nel gennaro 1847, da un antico ma- de si sa, che Marino Zorzi diventò doge noscritto ( nura. a3o ) della biblioteca di nel 131 x e che morì 1' anno dopo ; cheBer- Vienna. 11 quale manoscritto offre una data, taldo nel 1276 era tuttavia prete di san tuor di dubbio fallace, per cui dovrebbesi Pantaleone e notaio, e che nel x 315 mori, credere vissuto 1' autore del libro nell'anno Dunque il libro non potè essere scritto che 1245 : lo che non può essere, perchè Ber- nel i3ii, o tutt’al più nella prima meta taldo vi s'intitola vescovo di Veglia, vi si del i3ia. appalesa esercitato per ben trent' anni nel