anno 1558. 339 cavalieri padovani e di nobili. Ed allorché si seppe, eh’ egli viaggiava per venire a Venezia, mossegli incontro sino a Slrà onorevole sluolo di nobile gioventù veneziana; e di mano in mano, che egli si avvicinava alla dominante, moltiplicavasi il numero delle barchette, di cui la laguna pareva maravigliosamente tappezzata. Francesco approdò alla piazza di san Marco, ove lo aspettavano per accoglierlo parecchi de’ più vecchi gentiluomini, e quinci condurlo al palazzo ducale. Il doge Giovanni Delfino gli venne incontro sino alle scale, distinguendolo con onori degni della ducale dignità: e, dopo breve colloquio, passò il Carrarese ad alloggiare in un suo palazzo, ch’era contiguo alla chiesa di san Polo. Nell’ indomani incominciarono le conferenze per gli scambievoli affari di stato, e fu stabilito di ratificare i patti c le convenzioni precedenti. I sindici, che trattarono questo argomento, furono, per parte della repubblica, Pietro Trivisano ed Andrea Contarini, procuratori di san Marco, e per parte del signore di Padova, Zillio dd Casale, dottore di leggi. Tra le altre cose fu convenuto per pubblico ¡strumento, che al Carrarese dovessero i veneziani somministrare quanto mai sale avess’ egli voluto, e fosse poi libero di valersene a suo piacere. Esiste il documento, che ne ha relazione, nel libro V de Patti, della Cancelleria ducale. Finché Francesco si trattenne in Venezia, diede magnifici conviti, trattando splendidamente i primarii della nobiltà veneziana ; ed egli in contraccambio fu colmato di si grandi onori, che gli storici non esitarono a sospettarne della lealtà (I). Ma non andò guari, che si rompesse cotesta concordia, sincera o finta che fosse; e la si ruppe per colpa del Carrarese. Il quale fissando gli occhi nell’ avvenire, ed insospettito della veneziana possanza, eresse a sua difesa due fortezze: l’una sul canale del Bacchigliene, che conduce a Chioggia ; 1’ altra sul canale del Brenta, che porla a Venezia. Castelcaro nominò quella, Portonuovo (i) Ved. il Yerci, lib. XIV, nella pag. 2S9 del tom. XIII.