a fino 13“20. 45 uccellare 1’ uffizio <1 i console o »li viceconsole per »piai si fosse principe estero. Anche le cariche, le quali in nome della repubblica governavano le provincie c i luoghi dello Stato tuori della dominante, si devono commemorare. Erano esse di Podestà, di Capitano, di Camerlengo, di Castellano, di Ficario ed altre inferiori, ciascuna delle quali esercitava le sue funzioni nelle rispettive provincie o città di qualche considerazione, a cui erano state depiliate. II Podestà, detto anche pretore, vi amministrava la giustizia, scioglieva i liligi, sentenziava i colpevoli : nel che lo assistevano due periti in legge. Le sue sentenze potevano essere appellale alla magistratura degli Auditori novi (1). — Il Capitano, detto anche prefetto, era il comandante militare della città e del suo territorio : aveva cura del castello, delle mura, delle porte, dei dazii e di ogni altra rendita. — Il Camerlengo vi amministrava il denaro pubblico; spendeva, riscuoteva, teneva i libri dei conti, sotto la dipendenza del capitano : l’avanzo, che vi faceva, del soldo doveva essere versalo nella cassa del camerlengo di Venezia. — Il castellano era capo del presidio militare, che ne custodiva il castello : a lui erano affidate le armi, le munizioni, le vettovaglie: dipendeva aneli’ egli dal capitano. — Nelle piccole terre e nelle citlà di poca considerazione, il solo podestà faceva 1 uffizio di tutti. — Variamente si nominavano questi magistrali nelle differenti provincie : e ciò a seconda della consuetudine de’ luoghi : perciocché dicevansi provveditori, conti, luogotenenti, maniscalchi, baili, rettori, visdomini, ecc. A lutie queste cariche e magistrature devesi aggiungere quella del Prorveditor generale di Dalmazia, Albania ed altri luoghi. Era esso il senatore e il capo della provincia e di tutti i reggimenti istituiti dalla repubblica : oltreché generale militare, era anche giudice civile e criminale, le cui senlenze non si potevano appellare che ai supremi tribunali di Venezia : egli colà aveva la ii) Di questa ho parlato nella pag. 33.