216 MBRO XIV, CAPO XIX. vela col progetto di assediare primieramente gli aragonesi sotto ad Alguer, e poscia continuare il loro viaggio verso il mare Adriatico. Questo piano di guerra parve sì bello al Grimaldi comandante genovese, che già tenevasi in pugno il felice risullamento della vittoria. Ma i due comandanti veneziano ed aragonese, seppero trarre assai felice profitto da questo errore del loro nemico. Gherardo Caprario, che aveva il governo delle navi del re di Aragona, si spinse innanzi con venti galere e due galeaccie, quasiché in questi soli legni consistessero tulle le forze navali, con cui doveva misurarsi la flotta di Genova. Nicolò Pisani si tenne in frattanto colle sue navi a tale distanza da non poter essere alle viste del genovese ammiraglio, acciocché, sopravvenendo non aspettato in mezzo all’ ardor della zuffa, potesse disfarlo totalmente e rendere solennissima la conseguita vittoria. Nè l’artificioso piano di guerra riusci inefficace. Il Grimaldi vi restò preso al laccio sì fattamente, che mentre si credette di avere in pugno la vittoria, si trovò in preda della più vergognosa sconfitta. Egli infatti, scoperta appena la flotta aragonese, e vedutala di così pochi legni da non poter stare a petto della sua molto più numerosa, accettò il combattimento a cui lo invitava il Caprario. La fiducia, che gl’ ispirava la credula superiorità delle forze, rese bensì più viva e più fervente la mischia ; ma in essa intanto con più fondata fiducia di felice riuscita s’impegnava il Caprario, certissimo, che il coraggio de’suoi,aizzerebbe l’ira degli avversarii e ne provocherebbe più fieri i colpi, i quali poco appresso verrebbero poi da più feroce rivalità vigorosissimamenle respinti. Ed ecco, incominciata appena la mischia e sostenulo d’ ambe le parti con maestrevole arie i primi urti delle galere, una seconda flotta di ben quaranta navigli spinse fuori del promontorio il veneziano ammiraglio, e con essa piombò come fulmine sopra i combattenti rivali. Indarno i genovesi cercarono di ritirarsi e fuggire : la loro sorpresa alla vista delle veneziane bandiere fu inesprimibile; la loro perdita diventò irreparabile. Le galere veneziane, avendo saputo