7"2 unno xiii, capo xi. nei nascondigli e nei seni di quelle isole : quanti nc trovò, tanti ne prese, c tutti i turchi, che non erano stali uccisi colle armi nel combattere, li toglieva di vita facendoli impiccare. Inesprimibile fu il terrore, che il prode generale sparse Ira quei barbari per questa sua severità ; sicché non più osarono di scorrere quei mari, e vi fu quinci assicuralo ben presto il commercio, e la repubblica potè gloriarsi di avere intrapreso con esito sì felice la prima sua spedizione contro quegl’ infedeli, la quale doveva essere foriera di ben più solenni battaglie contro i medesimi nei secoli successivi. CAPO XI. .4[fari dei venuziuni cogli Scaligeri. Assicurata così la libertà del commercio nazionale e ridonata la calma alle colonie dei sudditi, la repubblica diresse i suoi pensieri alle turbolenze dell Italia, oppressa dalla tirannia degli Scaligeri, signori di Verona. Già sino dall’anno 1311 ella vi aveva preso parte, allorché Can grande della Scala s’era messo in guerra contro la Comunità di Padova : perciocché non le piaceva né che lo Scaligero diventando padrone di Padova distendesse i suoi confini sino alle veneziane lagune, né che i padovani trionfando di lui s’ingrandissero di troppo. Perciò la sagace politica di essa determi-r.olla a farsi mediatrice di pace Ira i due contendenti. A lai fine fu deliberalo nel maggior Consiglio, il dì U settembre dell’anno i3 i U, di mandare a Cane della Scala due ambasciatori ed altri due alla Comunità di Padova, per maneggiarne la pace. Nè l’impresa riuscì inefficace. Le due parti si pacificarono, a patto che la repubblica si facesse garante dell’ esecuzione del contralto. Se ne fece; ma esigendo, che il signore di Verona, egualmente che la Comunità di Padova, si obbligassero ad astenersi da qualunque ilnolestia