anno 1359. 3^1 loro assoluta proprietà. Tre ambasciatori gli furono perciò mandali : Marco Cornaro, Giovanni Gradenigo e Lorenzo Colsi : ma le loro istanze riuscirono inefficaci. Della quale ripulsa pare sia stato motivo la prevenzione, che sempre gl’ imperatori avevano avuto, e ch’egli similmente aveva, essere i veneziani avversi nell'animo alla sovranità di Allcmagna : perciò, non polendo vedere di buon occhio, che una repubblica, di cui gl’ interessi erano stali sempre in opposizione con quelli dell’ impero, avesse dilatalo il suo dominio sul continente dell’ Italia, fece nota agli ambasciatori la sua maraviglia, che i veneziani, senza il suo assenso, si fossero stabiliti in una provincia, ch’era feudo dell’ impero. E con queste ragioni ricusò costantemente di conceder loro l’investitura, che domandavano. Eglino, persuasi dell’ inutilità di una ulteriore insistenza, si risolsero di lasciare la corte germanica, e ritornare a Venezia: tut-tavolta slimarono opportuno, che uno di loro vi rimanesse per intraprendere nuove pratiche, egli altri due ripairiassero. Vi rimase Lorenzo Celsi; Marco Cornaro e Giovanni Gradenigo si posero in cammino. Ma attraversando gli stali dell’Austria furono arrestati dal castellano di Sench, piccolo feudo di quel ducalo ; spogliati delle loro robe furono chiusi in un carcere, ove rimasero venlidue mesi. Ma il Celsi, avuta notizia della schiavitù de’ suoi colleglli, prese la via di Segna, ove s’imbarcò per venire a Venezia. Uno sbaglio devo qui correggere del Laugier, del suo com-pendiatore e copista Darù, del Mulinelli e di altri, i quali, o non lessero, o non intesero le parole del Sanudo circa la prigionia dei due suindicali ambasciatori veneziani. Li dissero falli arrestare dal duca d’Austria: e su questa supposizione ragionarono e sragionarono a piacere. Particolarmente il traduttore ed annotatore del Darù (1) sfoggia una logica tutta sua : e dopo di avere portato le parole dello storico francese; il quale dice (2): « Gli ambasciatori (i) Nel toni. II del! edizione di Cap. lago, i83a. (a) Pag. 23 f.