12k LIBRO XIII, CAPO XV. signori di Ferrara e di Modena, Luigi da Gonzaga co’suoi figliuoli signori di Mantova c di Reggio, Ostasio da Polenta signore di Ravenna e di Cervia, e Sicco da Caldonazzo; — Che gli Scaligeri rimarrebbero assoluti signori di Verona, di Vicenza, di Lucca e di Parma, ad eccezione dei luoghi concessi ai Rossi ; — Che Alberto della Scala, fratello di Mastino, sarebbe messo in libertà, e con esso tutti gli altri prigionieri dell’una parte e dell’altra ; — Che, se mai per motivo di questa pace avessero ad insorgere per avventura contrasti o querele, il doge di Venezia ne dovess’essere il giudice competente per comporre qual si fosse differenza. Dai quali articoli palesemente si vede, che la nostra repubblica faceva nel trattato della pace la primaria figura, siccome I’ aveva falla in lutto il progresso della guerra. Gli altri alleali erano stati come ausiliari, che da lei ricevevano gli ordini; sicché vi figuravano come proietti, ed ella disponeva della loro sorte : ed è questo l’uso costante dei trattali di pace, che l’allealo più potente imponga la legge agli alleali più deboli, e che pretenda di avere eompiuto ogni dovere di convenienza tostochè abbia procurato ad essi, non già la soddisfazione da loro voluta, ma quella che a luì sembra bastevole. Ed avvenne appunto così anche in questa occasione. E sebbene la repubblica di Venezia non avesse mai per l’addietro aspiralo all’acquisto di un palmo di terreno sul conlt-nente dell’Italia; cosicché per più di nove secoli deila sua gloriosa esistenza, furono per lei stato estero Campalo» e Meslre; tultavolta la prosperità degli avvenimenti, a cui era stala condotta, per difendere i proprii diritti contro il castello delle saline, fece nascerle in mente l’idea d’ingrandirsi anche da quella parte; e l’idea fu avvalorata efficacemente dal diritto di risarcimento delle spese iucontrate per sostenerne la guerra.