2U0 LIBRO XIV, CAPO XVIII. assistenza ne fosse più facile la riuscita. Fu mandato Michele Steno a trattare col re Pietro di Aragona, al quale, a cagione de’ suoi due regni di Sardegna e di Corsica, doveva star a cuore che le forze dei genovesi non s’ingrandissero di soverchio; e il risultato di questa legazione fu una lega offensiva e difensiva, per cui quel principe si obbligava a porre in piedi una flotta di ventiquattro galere, e di unirla alle forze navali dei veneziani per combattere di concerto con essi contro i genovesi. Nel medesimo tempo era stato spedito a Costantinopoli Giovanni Dolfin, per indurre 1’ imperatore Giovanni Cantacuzeno ad entrare in questa medesima lega : e gl’ interessi del Cantacuzeno, che pur cercava un forte appoggio per sostenersi nel trono usurpato a Giovanni Paleologo, ottimamente favorirono alla politica dei veneziani : egli obbligossi ad unire le sue forze marittime a quelle della repubblica di Venezia e del re di Aragona. Lieti i veneziani per la felice riuscita di questi negoziati, si accinsero con lutto l’impegno a prepararsi ad una decisiva battaglia. Fu composto, siccome il solito, un consiglio di senatori, che provvedessero agli affari della nuova intrapresa : venticinque lo componevano, presieduti dal doge e dal Consiglio minore, ed a questi rimasero affidati lutti i poteri, senza che vi avesse a prender parie il consiglio dei Pregadi (1). I nomi degli eletti a sostenere una tale incumbenza sono i seguenti : ser Andrea Sanudo, ser Pietro Veniero, sèr Antonio Malipiero, ser Francesco Conlarini, ser Angelo Miani, ser Paolo Faliero, ser Federigo Canto, (i) Mitrili baiatilo, /'ite dei dogi.