\ ANìfo 1379. 457 c di denaro con cui le mercanzie loro avevano cambiato. Ne furono tosto caricate le navi da trasporto, e queste salparono, dirigendo il loro corso verso 1’ Adriatico. Le galere dello Zeno le seguivano lentamente. Presero porto in quella stessa notte a Castel Rugio; e, fatto giorno, furono mandate innanzi, secondo il consueto, due galere ad esplorare i dintorni. Queste s’abbatterono in due galere marsigliesi, cariche di pellegrini, che ritornavano dalla Terra santa. Fecero quindi i soliti segnali di riconoscimento, onde senza sospetto scambievole proseguissero entrambi il loro viaggio. Ma le marsigliesi, non prestando fede ai segnali, credettero le veneziane due galere dei turchi, e senz’ altro pensarvi si spinsero loro incontro ad affrontarle. I veneziani, che conoscevano la superiorità delle proprie forze, non solamente ne sostennero l’impeto, ma eziandio le combatterono e le superarono. Sopraggiuntovi lo Zeno ed accortosi dello sbaglio, che i marsigliesi anch’essi avevano pur finalmente avvertito, e che cercavano di rivocare col fare ai veneziani segnali di amicizia, pose fine al combattimento, e non solo fece restituire a quei viaggiatori sino all’ ultimo spillo, tuttociò eh’ era stato loro tolto dai veneziani vincitori, ma di soprappiù regalò ad essi tuttociò di che avrebbero potuto abbisognare nel viaggio, si di attrezzi marineresehi come anche di vettovaglie. Quindi prosegui il suo corso, fermo nell’ animo di non lasciarsi fuggire quell’ occasione per togliere Famagosta dalle mani dei genovesi e restituirla a Pierino Lusignano re di Cipro, suo legittimo padrone (1). Del suo pensiero fece consapevole quel principe, c formò accordo con lui, eh’ egli, stabilitone il giorno, accorrerebbe colle sue truppe ad assalirne la piazza dalla parte di terra, nel mentre che Carlo assalirebbela dal lato del mare. E sebbene i molli scogli sparsi lungh’ esso la spiaggia, impedissero alla flotta di accostarsi a terra e di toccare le mura della città ; egli tuttavia colla (i) VeJ. indiclrit. mila pag. 4a:i-VOL. IV. 58