il (i LIBRO XIII, CAPO III. della veneziana repubblica, lo accusa ili non essersi mai dato veruno briga in fatto di pubblica moralità, • avendo ben altri principii da » combattere, senza pigliarsi fastidio degli altrui peccati. • Spinge anzi tant.’ oltre la sua calunniatrice impudenza, sino a paragonarlo a tutti gli altri governi dispotici, i quali, se pur talvolta pensano alla pubblica moralità, lo fanno « per fomentare la corruzione, conscii » come sono, che i vizi riescono il più eccellente narcotico contro » la felibro dei generosi proposti, dei quali essi hanno ben ragione » di avere tanta paura. » Ad ¡smentir le quali infami imposture di quello scrittore menzognero e ignorante, sono più che bastanti le notizie, che ho dato, compendiosamente esponendo nel capo precedente le varie attribuzioni delle magistrature, che vegliavano al buon ordine e alla pubblica moralità dello Stato. Del resto, possiamo dir con franchezza, che il popolo di Venezia in tutto il suo esteriore contegno si mostrò sempre ben affezionato al governo, tuttoché dalle cariche dell’ amministrazione di questo rimanesse escluso intieramente. Esso, che vedeva conservati e patrocinati dalle imperanti potestà i diritti particolari e domestici, era pago e contento di quella semplice larva di rappresentanza rimastagli nel suo sindaco o procuratore, il quale giurava stilla sua anima obbedienza al doge, ogni qual volta ne avveniva una nuova elezione. Imperciocché, quando l’aristocrazia diventò la sola signora della repubblica e ne cessò la condone, non fu tolto a lui 1’ ultimo atto pubblico, che ne significava in qualche modo la sovranità. Gli e ne veniva chiesta 1’ approvazione dall’ anziano degli elettori, colla frase: Fi piace? Ed anche in seguito fu cangiata, e vi fu sostituita 1’ altra : So che vi piacerà. Ed infine anche la rappresentanza del sindaco cessò, e non rimase di esso se non che un’ ombra commemorativa nel gastaldo dei Nicolotti, che solevasi nominare il doge dei Nicolotti : egli era il capo dei pescatori, aveva privilegi e veste distinta. Ilo nominato i Nicolotti. Erano essi uno dei due partiti, in cui dividevasi la città di Venezia : l’altro era dei Castellani. Parliti,