368 LIBRO XV, CAPO XV. CAPO XV. Ribellione in Canilia. Venezia godeva da qualche anno le dolcezze della pace ed incominciava a riaversi dalle perdite e dai danni delle ultime turbolenze ; allorché uno strano movimento nell’ isola di Candia immerse la repubblica in nuove agitazioni ; e si che da deboli e non curali principii ebbe origine una rivolta, che pose in grave pericolo la tranquillità dello stato. Ed era veramente da lungo tempo, che in quell’ isola non ripullulavano gli antichi germogli della nazionale insurrezione ; od almeno non se n' era riprodotto da varii anni uno di maggior conseguenza. Quella, di cui ho narrato sotto il doge Giovanni Soranzo, circa 1’ anno 1325, e sotto Bartolomeo Gradenigo, circa il 1341, erano state di lieve momento al paragone di questa (1). Essa fu nel 13C3. Vi diede origine una gabella, che il governo impose ai candiotli per sostenere le spese di uno scavo, resosi ormai necessario in quel loro porto (2), al quale la continua affluenza delle sabbie marittime aveva cagionato un considerevole rialzo, e quindi lo aveva reso difficile alla navigazione. Ma i primarii greci di Candia e gli stessi coloni veneziani ebbero a sdegno e si irritarono per cotesta novità, e pretendevano, che per le concesse franchigie avessero dovuto audare immuni dal sostenere quel peso. Il malcontento che questo decreto sparse nell’isola pose il colmo alla misura del malcontento, che serpeggiava da lungo tempo tra i nobili veneziani divenuti coloni, per lo vedersi esclusi perpetuamente da qualunque carica o magistratura dello stato. E giunta al suo colmo cotesta misura, lo stendardo della ribellione fu inalberato, e i (i) Ved pag. 58 e seg.e pag. ijì e seg. riparazione di uno dei porti di Venezia (*) E falso ciò che scrisse il Tentori, Ved. il Tentori, tuin. VI, pag. i65. essere stata decretata quella gabella per la