anno 1355. 299 Storia del Consiglio dei dieci, stampata a Torino, sul proposito dello scoprimento della presente congiura. Costui, ignaro affatto delle n (dev’ essere Angelo ) Micheli Scazo a v> casa di Filippo Calendario, che stava a rt san Severo celato : il quale Filippo ed un r> Giovanni dal Corso, uomo da mar, furo-u no dal detto ser Nicolò Micheli condotti » a palazzo e tormentati dalli capi dei die-n ci. 11 detto Giovanni dal Corso confessò « il detto tradimento e che il doge era w dentro, e così senza tormento il detto r> Filippo Calendario confessò di sè, del r> doge e di tutti gli altri traditori. E ve-r> dendo i consiglieri e i capi dei dieci, che » il fatto non era da beffe, e che certamen-n te il doge era nel trattato, incominciaro-v> no a trattare e provvedere senza il doge. r> E fecero noto a tutti i gentiluomini del w paese, che quella notte fossero colle loro r> arme nelle piazze delle loro contrade con « tutta la buona gente della contrada. Poi w li fecero venir tutti alla piazza, per farvi » guardia. E furono fatte regolare queste •w cose della piazza per mezzo di Marco v> Corner, il quale era stato eletto capitano w di un1 armala che doveva uscir da Verie-” zia ; la quale capitaneria di poi rifiutò. E fu fatto in suo luogo ser Bernardo n Giustinian. Ora, il detto ser Marco Cor-n ner era a guardia della piazza. E ser Fan-n tino Morosini e ser Giovanni Dandolo v> Can, eh’ erano suoi sopracorniti, furono n posti a guardia del palazzo con gente. n Fu fatta venire da Chioggia molta buona n gente con ganzaruoli bene armati, e così » tutta la notte si stette con questa buona » gente in armi sulla piazza, il dì 16 aprile r> e tutta la notte seguente e tutto il ve- * nerdì li 17, con tanto ordine, per quanto *> fu detto da molti forastieri, che videro, « e con tanta quiete, come se mai si fosse veduta alcuna gente per novità accaduta •>1 in qualsiasi città. E molti nobili di Veli nezia ed altri ricchi popolari furon a ca-vallo ben armati ed apparali, da circa 80 11 in 100, i quali dì e notte non cessavano » mai, divisi in più truppe, di andare per y> la piazza, guardando, regolando e con-» fortando tutti a stuolo a stuolo, ad onore n e buon stato della Signoria di Venezia. »1 E tutti erano di un volere ; e molto fu 11 encomiato, essere utili gli uomini a cali vajlo. E fu opinione di molti savii uomi-» ni, che in que' due giorni e una notte » fossero sulla piazza chi dice 6000, chi » 8000 persone, si ben armate, che sareb-n bero state da far buon conto in ogni » parte del mondo : e tutti di un volere, n si gentiluomini come popolari, desiderosi » che si facesse giustizia dei traditori, ac-r> ciò Venezia pervenisse in buon stato. v> Ora, essendo «tati presi quel Filippo Ca-n lendario e Giovanni da Corso, ed esami-nati, ed inteso com’era il tradimento in quella notte e la mattina, i consiglieri 15 fecero chiamare il consiglio dei Dieci, ai 11 quali spettavano simili cose. Ed a quanto 11 io credo si ridussero in chiesa di san Salii valore, e non vollero ridarsi nel palazzo n perchè il doge era incolpato. Erano nel n trattato questi capi : 11 Bertuzzi lsarello tagliapietra a s. Tro-n vaso, r> Filippo Calendario suo suocero, n Giovanni da Corso, »? Stefano Trevisan patron di nave, v) Piicoletto Biondo, v> Antonio dalle Bende, r> Nicolctto di Ruosa, ovvero Zucuol, r> e Marco Juda patron di nave ed altri. •n E tutti quanti furono presi e giustiziati, r> come dirò di sotto. 1»