278 LIBRO XIV, CAPO XXV. » a credere il tutto una vaga diceria, una di quelle tante favoli lette originate da un qualche principio di verità, ma poi strana-» mente travisate. • A conciliare le varie opinioni io mi rappresenterei il fatto » così: era la festa; lo Steno avvicinatosi alla dogaressa, le avrà » fatto la corte in modo da dare forse un po’ troppo nell’ occhio, » specialmente del vecchio e naturalmente geloso marito, clic tras-» portalo anche dalla sua ben nota indole collerica, aumentò lo » scandalo. Lo Steno uscì circondalo, coni’ è naturale, da’ suoi » amici ; le parole ingiuriose d’ ogni specie contro il doge non sa-» ranno siate risparmiate, alcuno fors’ anco scrisse, come dice una » cronaca (i) sui muri le note parole. Lo Steno ne fu incolpato, » come causa principale di tanto eccesso, e perciò punito. Che poi • alla dogaressa e non alla damigella fossero dirette le galanterie » dello Steno, mi persuade la considerazione che altrimenti il doge » non avrebbe presa la cosa con tanto calore. E poi naturale che » i cronisti abbiano nominato invece la damigella, giacche così si » sarà detto a coprire la cosa, e tanto più facilmente, eh’ essendo » la damigella seduta lì presso, era possibile 1’ equivocare. * Ma, con buona pace del valoroso Romanin, io non so persuadermi a cotesta sua opinione quanto alla dogaressa. Perchè, se i cronisti contemporanei e della classe più antica non parlano nè di dogaressa nè di damigella; se i medii, che susseguirono a questi, parlano per la maggior parte di damigella e non di dogaressa ; con qual fondamento si potrà dire, che gli uni e gli altri l’abbiano fatto per coprire la cosa ? Quand’ anche ciò si volesse dire dei primi, i quali non ne parlarono ; qual poi motivo di delicatezza potevano avere i secondi, due e più secoli dopo, da recare in mezzo una damigella, per coprire il decoro della dogaressa ? Aggiungasi, che le cronache per lo più rimanevano occulte e private presso i loro autori o presso chi gli aveva incaricati a comporle, né per anco la stampa (i ) t la cronaca Zangaruola, le cui parole poco dianzi ho recale, nella pag. 172 e seg.