anno I3S0. 259 posero di bel nuovo alla vela, e si diressero verso Pera. Ivi i genovesi s’erano con ogni diligenza fortificati, ed anziché smarrirsi per la notizia del disastro testé sofferto a Caristo, s’erano con maggiore attività preparati alla difesa. Perciò i due comandanti veneziani non azzardarono di assalirli : si contentarono di far crociera in quelle acque per tutto l’inverno, e di predare di quando in quando qualche barca nemica; e, in fine, carichi del bottino sino allora raccolto, ritornarono a Venezia. Il frutto di questa spedizione fu calcolato a quattrocento mila ducati. CAPO XVIII. ‘ i '36 1 Grande apparato di guerra da una parte e dall" altra. I genovesi, che avevano aspettato con ansietà il momento di vedere i veneziani rientrati nel golfo, tostochè ne furono assicurati, spedirono nell’ Arcipelago una squadra di dieci galere, capitanate da Filippo Doria : volevano con qualche memorando fatto d’ armi riparare lo scorno della recente sconfitta. Il comandante diresse tosto il suo convoglio sopra Negroponte, ove stavano i mille prigionieri, poco dianzi commemorati : ne attaccò la città per terra e per mare con si vigoroso ardore, che in pochissimo tempo se ne fece padrone : condusse via i prigionieri genovesi, ai quali aggiunse altresì parecchi de’ primarii cittadini ; fece appiccare il fuoco alle abitazioni, e poscia con tutta sollecitudine si rimise alla vela, per non avere ad essere sorpreso da qualche grossa squadra navale dei veneziani, i quali certamente non avrebbero lasciato impunito l’insulto, tostochè ne avessero avuto notizia. Tuttavolta i veneziani non si curarono di vendicare con tanta fretta, siccome il Doria aveva sospettato, i danni del nuovo oltraggio. Eglino andavano macchinando una vendetta più ampia, ed agognavano ad una vittoria più strepitosa. Perciò maneggiavano trattati di alleanza con due potenti principi, acciocché per la loro