ksv o 1338. 121 mandati, col litoio di capilano c rettore della città Marco Foscarini, e capitano del castello Jacopo Trevisano. Nel dì medesimo si recò il Foscarini a pigliarne possesso, ed appena giunto pubblicò un editto rigorosissimo pel buon ordine e per la tranquillità pubblica. Comandava in esso, che nessuno per Treviso potesse girare armato, fuorché i soldati veneziani; che nessuno si lasciasse trovare fuori di casa dopo il suono della terza campana; clic gli abitanti, sino a nuovi provvedimenti, avessero libertà di vendere vettovaglie senza nessun obbligo di gabella; che nessuno osasse di entrare violentemente nelle case altrui o di commettervi furti, sotto pena della roba e della vita ; che non fosse ingiurialo chicchessia ; che non si tenessero giuochi di azzardo ; clic nessuno si dovesse inoltrare nelle fortezze della cillà od oltrepassarne le fosse, tranne per la via comune, solto pena del taglio di un piede pei maschi c della frusta per le femmine e del taglio del naso ; che a nessuno, fuorché ai militari della repubblica, fosse lecito di salire le torri e le altre fortezze della città, sotto pene ad arbitrio; che nessuno potesse prendere, tagliare, guastare per sé o per altri alcun legno, di cui non fosse padrone, sotto pena di fisco e di vita (1). Sul proposito della quale cessione di Treviso ai veneziani, il Vcrci sapientemente risponde alle ingiuste querele degli storici fiorentini, e dice : ■ Coloro, che non furono pienamente informali » de’ secreti maneggi e degli affari di questa guerra, come lo fu » il nostro cronista piacentino presente a tulle le cose, biasimarono » i veneziani per aver essi accomodati vantaggiosamente i proprii » conti con pochissimo utile dei fiorentini, i quali non ne ritraevano » profitto che fosse proporzionato alle enormi spese per essi fatte; • ma bene esaminando e senza passione le cose, si vedrà che i » veneziani non ebbero tulio il torto : » e che i fiorentini, io soggiungo, furono cagione per le loro tergiversazioni, che andasse iu (1) Il documento reIati*o fu pubblicato dal Verci «otto il num. 1331, ed egli lo trasse dal tom. Vili delia raccolta Scolti. VOL. IV. 16