MO LIBRO XVI, CAPO XIII. CAPO XIII. Fatti marittimi dei veneziani e dei genovesi nell’ Adriatico e nel Mediterraneo. Era allora capitano generale dell' armata marittima veneziana Vettore Pisani : ma perchè le cose fossero amministrate con migliore consiglio, fu deliberato di dargli ai fianchi il prode Carlo Zeno, il quale tanto "onore s’era fallo nei combattimenti terrestri c tanto aveva giovato agl’ interessi della repubblica. E poiché i genovesi esercitavano ricco c lucroso commercio allora nella Sicilia, il senato pensò d’inviare il novello generale ad infestare quei mari e a molestare i mercatanti rivali. Con otto galere adunque egli partì da Venezia, diretto alla volta dello stretto di Messina, con ordine di recare ai nemici il maggior danno, che da lui si potesse. I genovesi, i quali, siccome s’ è veduto, erano allora padroni di Zara, tenevano grosso presidio in quei mari ; sicché riusciva di grande rischio il navigare con otto sole galere lungh’ esso il golfo Adriatico. Ma lo Zeno, tenendo il largo ed evitando quanto più poteva la terra ferina, s’ accostò alle spiagge della Puglia, per avere qualche indicazione circa i movimenti della flotta nemica. Kermessi a Traili, i cui cittadini erano favorevoli ai genovesi, odiavano i veneziani. Nè lo ignorava lo Zeno : ma colla sua sagace attività s’ era preparato in guisa da sorprendere la credulità dei tranesi ed averne profitto per le sue mire. Erasi provveduto di segnali e di bandiere genovesi, ed aveva sufficiente destrezza a pronunziare il dialetto di quella nazione. Egli solo pertanto si prefisse nell’ animo di por piede a terra, vietandolo severamente a’ suoi, i quali col solo aprir bocca avrebbero potuto rivelare l’inganno : fece ammainare le bandiere veneziane ed inalberare le genovesi, e diede ordine che fossero appoggiate a terra le scale per ¡sbarcare.