448 LIBRO XVI, CAPO XIII. un funesto presentimento lo distogliesse dall'arrischiarla. Pose loro sottocchio Io stato svantaggioso degli equipaggi, la deficienza di munizioni e di viveri, la ragionevolezza di aspettare il compimento degl’incominciati ristauri : disse, che affrontando così l’inimico era un esporsi ad evidente pericolo; mentre il misurarsi con esso, (piando tutti gli attrezzi e le soldatesche fossero ridotti in buon ordine, avrebbe dato molla probabilità a superarlo. Suonò strano al-l’orecchio dei radunati ufficiali questo linguaggio del Pisani, da cui erano solili ad ascollare invece parole di coraggio e d’intrepidezza: lo attribuirono a timore, e con aria d’ insulto tacciarono di viltà il prudentissimo capitano. Del che offesosi vivamente, ordinò con risolutezza, che si alzasse il segnale del combattimento, dirigendo loro queste brevi, ma esprimenti parole: Vedremo chi di noi mancherà di coraggio. Furono tosto salpate le ancore, e diciannove galere mal equipaggiale uscirono dal porlo. Colla sua capitana, il Pisani si avventò impetuosamente conlro la capitana dei genovesi ; l’attaccò all’arem-baggio; ne uccise il comandante Luciano Doria; la fece in fine sua preda. Ma la perdita del generale, anziché scoraggiare, come nelle battaglie suol avvenire, i genovesi, gli accese anzi di più accanilo furore : combattevano eglino vieppiù rabbiosamente, quanto più vedevano crescere nei loro nemici la vìvacilà del pugnare. La vittoria intanto rimaneva indecisa. Quand’ ecco a poco a poco i genovesi incominciarono a declinare ed a prendere la fuga, per condurre i veneziani nell’ insidia preparala. Questi, al vedere fuggitivi i nemici, presero più coraggio, e si diedero ad inseguirli col-1’ energia di chi si scorge ormai vincitore. Ma lutto a un tratto comparvero loro di fianco le dieci galere genovesi, eli’ eransi rimpiattale nella baja vicina, e vennero ad assalirli con impeto spaventevole. Rinnovossi quindi la zuffa con un ardore incredibile : il Pisani, dimentico di sé stesso, scagliavasi dove il pericolo appariva maggiore, onde animare i suoi e colla voce e coll’ esempio a sostenere da prodi quell’ orrendo cimento.