200 LIBRO XIV, CAPO X. » constituissc la infrascripta mariegola et ordenation cum infrascri-» pti capitoli., et modi in perpetuo in la dieta Confraternità inviola-» bilmente observadi. > E per meglio promuovere la pietosa opera incominciata e guadagnarsi buon numero di cooperatori, che lo aiutassero, il frate Petruzzo ottenne dal papa Clemente VI, dal patriarca di Grado e dal vescovo di Castello spirituali indulgenze a favore di chiunque prestato si fosse ad assistere con elemosine quegl’ infelici bamboli abbandonati. Del che conserva memoria un’ antica pietra incastrata, non saprei per qual motivo, nella parete della casa parrocchiale del pievano di sant’Angelo; oggidì abitazione del pievano di santo Stefano ; su cui sta scolpita in caratteri gotici l’epigrafe, che qui trascrivo, e che può leggersi colà da chiunque lo voglia: Papa. Cimento . Sexto . di. uno . Anno . XL . di. de . perdon . Ganscuno . che . porce . Lemusena . ai. Fantolini. del. Apietate. Misier. lo . Pa-triarcha . de . Grado . Miser . lo . Vescovo . da . Castello . XL . di. Suma . lo . Perdon . de . Lapietade . uno . Anno . C.XX. di. edaltre . Gracie . molte. CAPO X. Fierissima pestilenza. Alle calamità poco dianzi commemorate, un’ altra ne tenne dietro, la quale desolò miseramente la nostra città e della quale mi è d’uopo ora parlare. Quella devastatrice pestilenza, che, recata da Costantinopoli su alcuni navigli mercantili in Sicilia e in Toscana, percorse tutta l’Italia, sacrificando innumerevoli vittime sull’ara del suo furore, e che diede al Boccaccio occasione di scrivere il suo celebratissimo Decamerone, entrò furiosamente a percorrere anche le isole nostre ed a cagionarvi incalcolabili guasti. Di essa lasciò memoria il Sanudo, attestando, essere stata la mortalità così grande, * che i cimiterj delle chiese non erano bastanti a contenere