ANNO 13i!|0 — 13t»2. 173 CAPO III. Nuova ribellione in Candia. % Ed eccoci a dover narrare novelli tumulti, che disturbarono la calma, di cui godeva da circa quattordici anni 1’ isola di Candia (1). Leone Calergi, uomo di pessima vita, bevitore, libertino e pronto ad ogni più enorme delitto, ne fu il principale fomentatore. Egli, sebbene per lo suo infame costume non fosse punto accetto ai greci suoi compatrioti, seppe tuttavia guadagnarsene la benevolenza col manifestare palesemente un odio fierissimo contro i veneziani. Perciò trovava molli cooperatori alle sue mire secrete di rivoltose intraprese ; le quali d’altronde non erano ignote ai governatori deir isola. Dissimulavano questi e fingevano anzi di professargli stima, e di averlo per amico e devoto alla repubblica ; ed egli, abusando di questa creduta fiducia, fomentava con più coraggio in varii luoghi dell’ isola il fuoco della ribellione. E la fomentò di tal guisa, ebe nell’anno Ì342, fu in piedi un esercito di can-diotti, condotto da Costa Smerilio e da’suoi due figliuoli Giovanni e Michele. Ma le truppe veneziane marciarono ben presto contro gl’insorti, e con un solo combattimento decisero tutto l’affare. Costa e i suoi figliuoli furono falli prigionieri, condotti nella città di Candia, ed ivi condannati all’ estremo supplizio : lo che bastò perchè tutto il resto si sottomettesse. Benché in questi movimenti non si fosse veduto figurare Leone Calergi, il governo tuttavia non lo aveva mai lasciato d’ occhio, e sapeva, eh' egli n’ era stato il più caldo istigatore: voleva perciò averlo in mano e punirlo condegnamente, acciocché, tagliata la pianta nelle radici, non ne ripullulassero più i funesti germogli. (i) Ved. nel lib. preced. cap. VI, pag.6<>.