LIBRO XVI, CAPO XIII. A Messina s’informò destramente dello stato della marina mercantile dei genovesi in quell’ isola, e della estensione del commercio eli’ eglino vi facevano. Incominciò pertanto a circuirne le spiaggie; e con tanta celerità, che in meno di quaranta giorni la girò tutta quanta due volte. Nel qual giro predò ventisette navigli, quasi lutti de’ genovesi, tranne due o tre, che, sebbene non fossero di quelli, erano carichi di frumento e di allre cose necessarie per Genova. I legni genovesi incendiò, e le persone trasse prigioniere sui navigli veneziani ; agli altri, che non erano genovesi, pensò non doversi fare alcun danno, per non moltiplicare i nemici della repubblica. Bensì dall’ isola tolse ogni cosa di appartenenza dei genovesi, sicché nulla più vi rimase di loro proprietà : e, compiuta questa impresa, si diresse colla sua piccola flotta verso Napoli. Intanto, eli’ egli operava queste cose nelle acque della Sicilia, allre ne accadevano nell’ Adriatico, or prospere ed ora avverse alla repubblica di Venezia. La squadra genovese, eli’ era partita da Brindisi, e che non fu raggiunta dallo Zeno, rinforzata da altri legni spedili in frolla da Genova, s’ abbattè invece nelle galere di Vettore Pisani, il quale ne costrinse il comandante Luciano Doria a darsi velocemente alla fuga, piullostochè tentare uno scontro che gli sarebbe stato funesto. Tultavolla gli riusci di unirsi alle altre navi genovesi nelle acque di Traù, e poscia in quelle di Pola, ove rinvigorito affrontare con impeto gagliardo e improvviso il veneziano generale, che vincitore avevaio inseguito. Del che mi è d’uopo esporre minutamente i particolari. Bernabò Visconti, signore di Milano ed allealo della nostra repubblica, aveva chiesto al senato, un mezzo di trasporto per sua figliuola Valentina, promessa sposa al re di Cipro. Non poterono i veneziani rifiutarsene, massime perchè il Visconti aveva loro promesso assistenza di seicento lancie e di un grosso corpo d’infanteria contro i genovesi. A tal uopo, senza indebolire 1’ armata del Pisani, destinarono sei galere, alle quali ne aggiunse altre sei il re Picriu Lusignano, per meglio assicurare il passaggio della