il20 MBRO XVI, CAPO VII. progresso dei mali sugli stati veneziani. Ma il Carrarese, con ab-boniinevole eccesso di finzione, mandò a sussidio dei nostri settecento domini armati, i quali erano invece altrettante spie, che tenevano informati i nemici di tulle le mosse dell’ esercito della repubblica e gli ajutavano nella buona riuscita di tutti i loro piani di guerra. Su questo piede progredirono le cose sino all’ inverno del 1577 ; in fine si ridussero ad un accordo scambievole. CAPO VII. Affari di Oriente. Nel mezzo di queste disgustose avventure altri falli accadevano intanto nell’ Oriente, ai quali prendevano parte i veneziani e stimolavano contro di sé il sopito astio della repubblica genovese. E gli avvenimenti si legavano a vicenda per guisa, che gl’ interessi particolari dei varii nemici di Venezia diventarono interessi comuni e solidarii ; e spinsero tutti i varii interessati ad una tremenda alleanza, la quale pose a gravissimo rischio la sorte della veneziana possanza. Vi si collegarono perciò e s’immedesimarono col risentimento di Francesco da Carrara gli odii di ciascuno de’ rivali di lei : dei genovesi, in conseguenza di quella rivalità di commercio, che già da un secolo aveva fatto rosseggiare i mari del loro sangue; del re di Ungheria, perché voleva rassodare il suo dominio sulla Dalmazia (1) ; del patriarca di Aquileja, per l’antichissima avversione alla veneziana grandezza ; dei due signori di Padova e di Verona per la troppa vicinanza di possedimenti nel contiguo territorio della marca trivigiana; dei popoli della costa dell’ Adriatico, (i) Nel vo!. XVII della raccolta Rer. lega, così esprimesi : u Collegati sumus ad /fa/. Script, pubblicata dal Muratori, esi- » destructionem, vituperimi), verecundiam stono presso il Gattaro, nella Stor. di Pa- r> ek omnis sanguinis etiusionem et mor- dova, due lettere di Lodovico re di Un- » tem communis venetorum omniumque gheria a Francesco da Carrara. In una di » eorum benevolentium. r> esse, che ha relazione al trattato di questa