amso 1354. 255 a gonfie vele accorreva alla difesa della pairia ; ed ebbe anche la prospera ventura, che le due flotte si scambiassero senza incontrarsi ned avvedersene. Nel mentre che siffalle cose avvenivano, l’arcivescovo di Milano morì; e la morte di lui fece cangiar d’aspetto agli affari della guerra. Imperciocché i suoi tre nipoti, Malico, Bernabò e Galeazzo divisero tra loro i ricchi possedimenti dello zio, e prevedendo troppo amare le conseguenze dell’ inimicizia coll’ imperatore Carlo IV, procurarono di farselo amico ; sicché, nel guadagnarne il favore, venne a scemare la possanza degli alleati della repubblica veneta. CAPO XXI. Muore il doge Andrea Dandolo. L’incerlczza degli avvenimenti militari e le temute sciagure, che avevano posto nell' amarezza c nel lutto la città di Venezia, furono circa il medesimo tempo accresciuti dalla perdila del doge Andrea Dandolo, il quale, nella fresca età di non ancor cinquanta anni, il giorno 7 settembre 1354, morì. Di quasi un mese precedé nel gran passo il suo rivale di Milano, che tanto colla sua ambizione e col suo potere aveva rinforzato la genovese baldanza a danno della veneziana repubblica. Dei pregi, che adornavano il Dandolo sì nella vita privata che nella pubblica ; de’ suoi meriti particolarmente nell’ amministrazione delle civili magistrature e più ancora sul seggio del principato, parlano abbastanza chiaro i fatti che nel progresso di queste pagine ho registrato. Tengono luogo di qualunque encomio ai suoi meriti personali le parole del Petrarca, che qui trascrivo (1): • Ho conosciuto, egli dice, questo doge per un uomo giusto, in- > corruttibile, pieno di zelo e di amore per la sua patria ; inoltre (i) Variorum, ej)ist. XIX.