\nno 1362. 361 trattato con quegli onori c con quei riguardi, che alla virtù e alla sapienza soglionsi dai virtuosi e sapienti nomini tributare. Alle quali dimostrazioni di stima e di benevolenza non gli parve di poter meglio contraccambiare, fuorché col lasciare in dono alla città di Venezia la sua libreria, la quale probabilmente doveva essere più preziosa che copiosa, perciocché allora i manoscritti erano tesori ; ed egli, amico e ristoratore delle lettere, aveva consccrato una porzione de’ suoi beni di fortuna a raccogliere buon numero di autori, di cui a que’tempi erano poco meno che unici gli esemplari. Egli, al dire del Ginguenné, vi possedeva, tra i più distinti, un manoscritto di Omero, ch’eragli stato regalato da Nicolò Sigeros, ambasciatore dell’imperatore di Oriente; un Sofocle, donatogli da Leonzio Pilato, suo maestro del greco idioma ; una versione latina dell’ Iliade e dell’Odissea, eseguita da questo stesso suo maestro, e copiata per mano del Boccaccio, discepolo similmente di lui ; un esemplare di Quintiliano, e tutte le opere di Cicerone, trascritte con molta e lunga fatica dallo stesso Petrarca (1). Nell’ offerire alla veneziana repubblica questo dono, eh' egli riputava il più prezioso di tutti i suoi possedimenti, scrisse anche una lettera latina, il cui tenore è il seguente : • Francesco Petrarca » desidera di lasciare non so quanti de’ libretti che ora possede, o » che forse sarà per possedere (2), a san Marco Evangelista ; a » questo patto, che non saranno né venduti, né alienati, nè dispersi e » che per conservarli sia scelto un luogo ben custodito dall’incendio » e dalle pioggie, in ricordanza del donatore, per la maggior gloria » del santo avvocato e per la consolazione degli studiosi uomini che » potranno frequentarla con diletto ed utilità insieme. Movendo questo » voto sa bene non essere questi libri né preziosi nè molli ; ma egli (1) Ved. Ginguenné, Stor. letteraria « eziandio che potrà possedere ecc., « dell' Italia, cap. XII, sez. II. mentre il testo originale dice: nescio quot (2) Malissimo ha tradotto questa caria libellorum quos nane habet vel est J'orsi- il Darò, dicendo, che il Petrarca u brama tari habiturus. * di lasciare i libri che possede e quelli VOL. IV 46