ANNO 1535. 271 Peccato, che dai registri della Quarantia Criminale, presso cui fu istituito il processo contro lo Steno, manchino precisamente le pagine, che di questo fallo avrebbero dovuto, per la progressione degli avvenimenti, senza dubbio trattare! Chi sa mai da qual mano sieno state involale! Egli è perciò, che nella mancanza di positivi e incontrastabili documenti, dobbiamo necessariamente appoggiarci all’ autorità degli antichi cronisti e alla loro maggioranza nel rendercene testimoni. CAPO XXV. Osservazioni su questo racconto. Ilo voluto fin qui narrare il fallo dello Steno secondo la più comune e generale opinione degli storici e dei cronisti : ma volendomi addentrare con imparzialità e diligenza in cotesto punto di storia, trovo da doversi fare alcune considerazioni, per le quali sia lecito trarre una conseguenza non del lullo conforme a ciò che sino ad ora ci raccontarono gli scrittori. E per maggiore chiarezza di quanto sono per dire, piaccmi dividere in due distinte questioni tulta la sostanza dell’argomento : I, a che si riducesse in realtà l’atto dello Steno, se pur lo Steno commise su quella festa atto indecente ; II, se ad una damigella della dogaressa, ovvero alla dogaressa medesima, si riferisse quell’ atto. Fa maraviglia, che i cronisti contemporanci al Faliero non parlino punto nè della festa da ballo, né dello scherzo indecente, fatto da Michele Steno o alla damigella o alla dogaressa. Perciò quelle testimonianze, clic avrebbero avuto forza ed autorità sopra tutte le altre ci mancano affatto. Contemporanei infatti al Faliero vivevano allora Rafaele Caresino, nolaro ducale, e che diventò in seguito canccllier grande, e Nicolò Trevisan, che fu uno del consiglio dei dieci, e che doveva perciò conoscere ogni più minuta circostanza di quel memorando avvenimento. 11 primo di essi, tanto