anno 1318. 215 » signor della Terra et il consolo noslro debbian diffinirla e fare • che uno non sia preso per l’altro ; Se l'occorresse ( il che non » sia) che alcuno de’ navili veneziani si rompesse nelle marine, ne » per lo popolo ne per li nostri delle cittadi, ne per alcun altro sia » fatto robason o danno, ne alcuno ardisca toccare le loro robbe. » Li veneziani franchi facciano la loro guardia dentro de loro » senza intervento, impazzo, e separati da genovesi. Et cosi coman-» damo che alcuno non debbia contrafare a questo comandamento, » e chi contrafarà haverà paura, e voi non dovete fare cose discon- • ze tra lo popolo de Slogali c in le cittadi e con questa condizione » v’avemo fallo la grazia. • Dato il comandamento con Tamoga rossa, dato in Calistam » VII. 18. in lo mese de Ramcgan adi 22 in l’anno del Porco, in » presenlia di Mogal-bey, de Covazin, de Jagallay, de Jerodesezin, » de Cotobloga ; Tulli questi capi hanno dimandato la gralia e la » proferla a re lo lmperalor. — Scrivano Yman Jusuf Catcp. * Di questa legazione all’imperatore dei tartari fece menzione anche il Sanudo, dalle cui parole ce n’è fallo conoscere inoltre il motivo. Zanibech era diventalo padrone della Tana, e poiché i veneziani volevano conservare quel punto interessantissimo pel loro commercio in quei mari, perciò gli mandarono i due sunnominati ambasciatori ad ossequiarlo siccome nuovo signore di quelle contrade ed a farselo amico e benevolo. Una sola diversità, quanto al nome dell’ambasciatore Giustinian, trovai nel Sanudo: egli Io nominò Orsetto, mentre il codice Trevisaneo lo dice Pietro. CAPO XIV. La sala del palazzo ducale, per tenervi il maggior Consiglio. Dopo di avere narralo la suddetta legazione, ci fa inoltre sapere il Sanudo, che • nel 1318 fu preso di fabbricare la sala, dove • si dee fare il gran Consiglio. » Egli notò l’anno 1518, perchè il