450 LIBRO XVI, CAPO XIV. severilà fu mitigata col coiulamiarlo al carcere cd a cinque anni il inabilità a qualunque pubblico impiego. CAPO XIV. La regina di Napoli ricusa Ì alleanza coi veneziani. Non è già proprio solamente ilei volgo l’abbandonare gl’ infelici, allorché sono oppressi dalla sciagura. Più che del volgo, egli è questo lo stile della politica, la quale non vuole unione con chi è abbandonalo dalla fortuna. Essa anzi ne vuole infranti i legami, che la potrebbero costringere a parteciparne alle disavventure. Da lungo tempo la repubblica nostra desiderava stringere alleanza con Giovanna regina di Napoli : per la qual cosa occupavasi caldamente Daniele Cornaro, console per Venezia presso la corte di lei. Ed eragli anche riuscito finalmente d’ indurvela, ed aveva ella stabilito anche il dì, in cui se ne dovesse distendere il trattato. Dalla quale confederazione speravasi grande utilità in mezzo alle angustie della guerra, che da ogni lato minacciava Venezia. Carlo Zeno, che aveva passato 1’ inverno nelle acque di Napoli, era tuttora ignaro, della funesta sconfitta della flotta di Vetto* re Pisani, ed aspettava con impazienza la solennità di quel giorno. Si avvicinò pertanto colle sue galere all’ isola di Procida, la quale è lontana da Napoli dodici miglia soltanto : di là venne egli a Napoli. Ma in sul più bello di doversi conchiudere il trattato, gli furono portate lettere, per le quali la regina faceva le sue scuse e dichiarava di non poter aderire alla desiderata alleanza. Egli allora astutamente seppe trarre di bocca a quelli, eh’ erangli stali mandati dalla regina, il motivo, per cui se ne ritraeva ella, ad onta di averne fatto promessa e di avere altresì fissato il giorno di stipularne il contratto. Venuto in cognizione della tremenda sciagura, che aveva desolato la patria, deliberò di non fare quivi ulteriore dimora; ma