anno 1357. 331 l’abbia cercalo. Vi si stabiliva: — che il re tenesse in suo potere tutti i castelli da lui occupati nel trivigiano e li potesse a suo talento fortificare senza veruna contraddizione; — che dovessero cessare le ingiurie, i danni e le ostilità, sì nel territorio trivigiano e sì nella Dalmazia, del che fosse il papa il supremo arbitro in caso di contravvenzione ; — che l’armistizio avesse a durare sino alla pasqua ventura, la quale in quell’ anno 1357 cadeva a’ 9 di aprile, e che vi si comprendessero nominatamente il patriarca di Aquileja, Alberto e Mainardo conti di Gorizia, Biachino da Porzia, le città di Belluno e di Feltre affidate dall’ imperatore al patriarca, i conti di Collabo, Guccello da Camin, il vescovo di Ceneda, i signori da Onigo e Francesco dalla Parte, tutti seguaci del re d’ Ungheria. Il non trovare compreso in questa tregua Francesco da Carrara, fa conoscere palesemente, siccome nota anche il Verei (1), ■ ch’egli non s’era unito ancora in lega coll’Unghero, e che solo per • salvare il suo paese da’ saccheggi s’ era indotto a somminislrar-» gli le vettovaglie, » come s’è veduto. Della tregua approfittarono i veneziani per fortificare le loro città, sicché fossero in istato di fare ai nemici vigorosa resistenza: fu lavoralo perciò lutto l’inverno del 1357. Altrettanto fecero gli ungheresi : non furono però abbastanza leali di astenersi dalle scorrerie e dal molestare con violenze le terre dei veneziani. Vennesi persino a scoprire, che molti de’ soldati del presidio di Trevigi erano stali corrotti dagli ungheresi per tradire la città nelle loro mani (2). Tuttavolta i veneziani si contennero nelle misure della moderazione, per non intorbidare le trattative di un desideralo accomodamento, al quale scopo erauo stati di bel nuovo mandali in Ungheria gli stessi tre ambasciatori dell’altra volta, Andrea Contarmi, Michele Falier e Benintendi Ravagnan. Ma tutto indarno. Gli ungheresi erano (i) Luog. cit. ge al podestà e al capitano di Trevigi, la U li conoice da un» lettera del do- quale è portata dal Verci, docum. n. i56i,