514 LIBRO XV, CAPO IV. Otto giorni continuarono le indagini e i processi per castigare i complici secondarii. Vogliono alcuni cronisti, che il loro numero oltrepassasse i quattrocento, i quali con diverse maniere di supplizio espiarono il loro delitto : altri condannali alla morte, altri all’esilio, altri al carcere. Narra la cronaca Barba (1), che alcuni de’ congiurati, la cui colpa non potè dimostrarsi, benché ne fossero imputati, furono scritti in lettera d’ oro ; del qual uso ci dà la spiegazione colle seguenti parole: • Perchè in quel tempo quando facevano qualche » mancamento, dove chc qualche causa non li facesse morir subito * li faceva scriver in delle lettere, perché la prima causa, che gli » veniva imposta, che havessino fatto, li facevano morir; et quel-» Tesser in lettera d’ oro iera gran vergogna ; et per questo molli » in brevi zorni abbandonarono la terra et molti per paura de non * esser ammazzali, perchè li detti erano mal voiudi (2) in Vcne-» zia da ognuno. Quelli li quali sono posti in lettera d’ oro furono » imputali d’ esser in la detta conspiralion al tradimento, ma fu » cognossudo corno ¡erano sta seduiti a tal promessa, zoé d’ andar » con le sue arme segondo I’ ordenc, ma non sapevano a che ef-» fetto loro andasse. » In memoria della preservazione di Venezia dall’ imminente • sciagura, che le aveva preparalo la descritta cospirazione il maggiore Consiglio (3) decretò, che ogni anno il di 16 di aprile, in cui si celebra la memoria del martire sant’ Isidoro, si facesse una processione solenne alla basilica di san Marco, « siccome si fa il dì di » san Vito, dice il Sanudo : » la quale processione sino al giorno d’oggi continuasi; benché dai più degli odierni veneziani se ne ignori l’origine ed il motivo. Ed alla messa solenne di quel giorno doveva assistere nella detta basilica il doge colla Signoria e coi capi dei dieci. (i) Mss. della Marciana, clas. VII, cod. (3) Non già il Consiglio dei dieci, co-LXV1, pag. in. me disse il balbuziente storiografo di ques- ta) Mal voluti. la magistratura, Torino 1847, pag. ®7*