370 LIBRO XV, CAPO XV. rivolta, tostochè alla precedente inquietudine si aggiunse il dispetto per la decretala gabella. Accompagnati da numeroso stuolo di armali, andarono tumultuariamente al palazzo del duca, eh’ era allora Leonardo Dandolo : il quale, presentandosi in pubblico co’ suoi due consiglieri Stefano Gradenigo e Jacopo Diedo, disse parole di moderazione c di dolcezza, onde persuadere agl insorti la tranquillità ed il buon ordine. Ma tutto indarno : la moltitudine concitata c fremente imprigionò il duca e i due consiglieri; elesse capo del governo il sunnominato Marino Gradenigo, ed aggiunsegli dieci consiglieri, i quali furono : Giorgio da Molin, Francesco Muazzo, o Mudazzo, Tito Venier, Marco Corner, Pietro Gallina, Marco Fradello, Andrea Pantaleo, Tito Gradenigo, Pamparin Quirini, Bartolomeo Grimani. Primaria loro premura fu di cattivarsi tosto il favore dei greci dell’ isola, ai quali non poterono far cosa più grata quanto 1’ abolire dalle proprie chiese il rito latino sostituendovi il greco: cangiarono lo stendardo di san Marco con quello di san Tito : aprirono le carceri, e diedero la libertà ai prigionieri, a patto che si aggregassero alle loro truppe e che servissero gratuitamente per sei mesi. .Non tutti i coloni presero parte alla ribellione : molti anzi con-servaronsi fedeli alla repubblica, e taluni di questi non ebbero vermi riguardo a manifestare in pubblico i loro sentimenti. Merita particolare menzione Jacopo Muazzo, fratello di quel Francesco, eh’ era stato scelto ad essere uno dei consiglieri del nuovo duca. Figli, essendo andato al palazzo, ed avendo veduto suo fratello