a*no 1340. 167 » che messer Io doge per corrotto (1) porti in testa la gioia e debba • andare vestito onoratamente e bene. E il doge non possa rifiu-» tare (2) il ducato, se non con volontà di sei consiglieri e della • maggior parte del maggior Consiglio. E il doge non possa rispon-» dere ad alcuno, senza il consulto prima de’ consiglieri ; e rispon-» dendo i consiglieri; Ista responsio non est facta consulte: sia di » niun valore. Che il consiglio dei dieci sia confermato in arringo, • secondo la parte del 1335 a dì 20 di luglio presa. E sieno eletti • per un anno e non più, avanti san Michele; i quali sieno eletti • nel maggior Consiglio avanti la fine dell’anno. E que’che saranno » eletti un anno, non possino essere 1’ altro, come s’ osserva nei » Quaranta. E se alcuno del consiglio de’ Pregadi sarà eletto del » consiglio dei dieci, sia pure etiam del consiglio de’ Pregadi e non • possano vacare del consiglio olirà quattro volle (3). Ancora fecero » altre correzioni circa gli elezionari, come in quelle appare, le • quali tutte furono pubblicate in arringo. » Le quali sono di minore importanza, e perciò il dotto cronista le tralasciò, siccome anch’ io reputo inutile di Irascriverle. Chi ne avesse curiosità può rintracciarle nel libro Spiritus suindicato. Stabilite queste riforme dai correttori, si procede alla «lezione del nuovo doge. Egli fu Bartolomeo Gradenigo, vecchio di settan-tasci anni, il quale aveva percorso lungamente la carriera delle magistrature ed era allora procuratore di san Marco de suprn, secondo che ci fa sapere il Sanudo. Vi fu eletto il di 9 novembre; ma la vecchia sua età non gli permise di vivere in quell’alta dignità più di tre anni e alcuni mesi. (i) Ossia per segno dì lutto o di cor- (3) Forse per inavvertenza vi fu oro-ruccio. messa P indicazione di quattro volte in un (a) Ossia rinunziare mese. Tal n'era l'obbligò.