272 LIBRO XIV, CAPO XXV. nella sua cronaca italiana, eh’ esiste inedita tra i manoscritti della nostra libreria di san Marco, e che fu da lui medesimo dettata prima della latina, quanto nella latina, eli’ egli adattò a continuazione di quella del doge Andrea Dandolo, tacque intieramente quel fatto. Ivi non esiste sillaba nè della festa del giovedì grasso, nè dello Steno, nè dell’ insulto in mezzo alla festa, nè dello scritto sul seggio ducale od altrove : appena annunziato il nome di Marino Faliero, entra il cronista a narrare con ¡strettissima brevità il fatto della congiura. Il Trevisan (1) dice sull’ argomento dell’ insulto queste sole parole : * Et siando vecchio (il Faliero) trovandose quasi senza » parentado et essendoli falle alcune inzurie de parole per alcuni » giovinetti (ioli de zentilomeni de Venesia : li quali giustamente » ne funo punidi. » Dopo i quali scrittori contemporanei, abbiamo una cronica anonima (2), scritta in sulla metà del secolo XV, e che si estende dall’ origine di Venezia sino all’anno 1157 ; in essa non dicesi intorno a questo fatto nulla più che : « Dogando il dito mess. Marin » doxe li fo fato zcrta inzuria per alcuni zoveni zentilomeni. Et non » essendo punidi quelli tali chomo de raxon pareva al dito mess. » Marin doxe per desdegno et per far la so vendeta ordinò cum » alguni homeni de mar so amici volerse far signor de Venexia.» La cronaca Barbara, riputatissima, la quale arriva sino all’anno 1559, ne tace affatto, ed entra senz’ altra premessa a parlare della congiura. La cronaca Zangaruola (3) racconta il fatto così: « Fo fama, » che se mosse (Marino Faliero) a tanta scelerità perché alcuni » puti nobeli scrisse ne li cantoni del sacro palazzo alcune parole » ignominiose. E che esso molto si scandalizò. E perchè quelli puti (i) Codice DXIX della clas. VII ita]., (3) Mss. che apparteneva similmente alla pag. LXXXX. libreria Contarmi. ed è ora tra quella della , (a) lira tra i mss. del Contarmi, ora è Marciana; pag. 341. nella nostra libr. di s. Marco ; pag. 1,3.